Pillola ventisette: “Lo spazzolino del mago Zurlì”, di Vaz (Vasco Serafini)

La PRIMA vignetta della PRIMA striscia di SMZ
La PRIMA vignetta della PRIMA striscia di SMZ

Questa recensione, credo, sarà un pò atipica. Questo perchè – invece di soffermarsi solo sul fumetto di cui parla – spazierà anche intorno alla figura del suo creatore, alle sue altre opere e quello che esse rappresentano. E’ la prima volta che succede all’interno de L110P, e se viene fatto credo proprio che sia per una valida ragione. Per cui abbiate fiducia e venitemi dietro.

Iniziamo, però, dal fumetto in questione: Lo spazzolino del Mago Zurlì (che da qui in avanti abbrevierò autarchicamente in SMZ).

SMZ è un web comic basato su strisce comiche, nelle quali appaiono pochi e semplici personaggi principali: l’Omino Calvo (che…beh, è calvo, e più o meno la sua storia finisce lì), la Palla da Bowling, (che è sadica, priva di scrupoli, sprezzante e crudele (e che rappresenta una sorta di contraltare dell’Omino, lui a rappresentare la “vittima”, il “buono” e la Palla a rappresentare il “perversamente saggio amico del buono”, il “torturatore”, il “cattivo”, così come accade in molte strisce dove proprio lo scontro tra le due personalità dà il via a molte gag), Don Formaggio (un mafioso, ma pare che lo sarà ancora per poco…), l’Assassino (che principalmente…uccide. con gusto) e altre guest star presenti, passate, vive o defunte.

Tale striscia vive da ben 10 anni, durante i quali ha avuto innumerevoli “incarnazioni”, tanto che il suo autore l’ha divisa in vere e proprie “serie”, ognuna leggermente diversa dalle altre, via via più o meno sperimentale, tipica o atipica, tradizionalista o iconoclasta, composta di strisce, vignette, mini saghe o vere e proprie avventure a puntate, e che ha visto succedersi al suo interno diversi collaboratori nei ruoli più disparati (troppi per citarli tutti! Se il suo autore vuole inserire quelli che considera più importanti sarò lieto di fare un’aggiunta qui sotto).

E infatti ecco l’aggiunta:

Alessandro Alecci (testi per le prime 2 serie, disegni e colori un po’ ovunque, lo spin-off “L’uncino del mago Zurlì”)

Pietro Giordani (testi)

Elisa Graziani (colori della serie 2.5)

Oscar Celestini (colori e cover della serie 5)

– più varie guest star dell’universo Shockdom, come Eriadan, Albo e Gaunt Noir, più Sio che ha colorato un paio di strisce e scritto/disegnato uno spin-off pubblicato sul suo sito, “Lo spazzolone del mago Zurlì”, e star vere e proprie come Carmine Di Giandomenico, autore anche della cover di “E.”

Parliamo dunque di una serie più che longeva (seppure con un periodo di interruzione), pubblicata nel web ma anche su carta dalla Shockdom, e che è significativa non tanto (o non solo) per la sua carica umoristica, quanto piuttosto per le innovazioni che ha portato con se.

E’ Vaz stesso, l’autore, a comunicarcelo all’inizio del suo sito web: lui disegnava “omini stecco” quando ancora non era di moda, e mai parole sono più adatte ai tempi in cui stiamo vivendo, nei quali l’approccio minimalista e i “fumetti disegnati male” sono diventati una realtà che fa storcere il naso a molti.

Vaz was here

Basta pensare al successo di Sio, da molti accusato di disegnare orribili sgorbi, tanto che da più di una parte ho letto che “con il fumetto non ha niente a che fare“. Ebbene, la realtà è ben diversa: quello che Sio fa oggi, pur con la sua personalità e il suo inconfondibile stile per certi versi più surreale, Vaz già lo faceva 10 anni fa. Il che rende le opere targate Scottecs non solamente “fumetti veri“, ma legati a una tradizione non-sense tutta italiana, che ha radici profonde, reali… e che oltretutto rende Vaz, strano ma vero, una sorta di “padre spirituale” di Sio e di tutti quelli come lui, autori che discendono dalla folta stirpe dei tanti disegnatori italiani che disegnavano “male” prima che disegnare male diventasse fico.

nel caso non credeste alla mia affermazione, ecco il Sio nazionale che ringrazia il suo padre putativo
nel caso non crediate alla mia affermazione, ecco il Sio nazionale che ringrazia il suo padre putativo Vaz

Chiudo l’argomento citando altre due opere del Vasco Nazionale (da non confondersi con quel tizio che canta, non altrettanto famoso), che risalgono al 2005 e sicuramente fanno riflettere riguardo Sio e il non-sense: Drogatino & Pediatra e Jonathan Merda, dei quali potete vedere due interessanti immagini qui di seguito:

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Dopo questo, direi che appare chiaro che un senso dell’assurdo, del folle, dell’anarchico, è sempre esistito nel nostro fumetto… e anche in modi molto più “cattivi” rispetto a quelli mostrati da Sio. E con questo chiudo il discorso.

Ma tornando all’autore, è stata proprio questa, insieme alla sua coerenza e alla perseveranza, la caratteristica che più mi ha stupito di lui, che più ho apprezzato, ed è stata quella che più di ogni altra mi ha convinto a parlare di Vaz, oltre che del suo enorme lavoro.

SMZ, infatti, è solo una delle tante serie, a volte iniziate e mai finite, a volte completate, che questo fumettista ha messo in piedi nell’arco di una lunghissima carriera, e che sono state portate avanti tra alti e bassi, tra innamoramenti, fughe e ritorni, lottando contro il tempo e – a volte, purtroppo – i problemi della vite reale; tanto che leggerle tutte è un’impresa davvero titanica: ci sono tantissimi spunti, tante idee, tante novità, al punto che studiarle equivale a entrare in un universo inesplorato, fitto di pianeti e costellazioni. Qualcosa di davvero ammirevole, una vera e propria “missione”, si direbbe. O una dichiarazione d’amore nei confronti del media fumetto.

Parlando di Vaz, dunque, sto parlando contemporaneamente di tante persone tutte insieme: gli autori di webcomics vecchi e giovani (e Vaz è stato sicuramente uno dei primi, tanto di cappello!), i disegnatori comici italiani che tanto successo ebbero fino agli anni ’70/’80 (e un pò anche oltre), i quali hanno intrattenuto intere generazioni di bambini prima che il mondo del fumetto italiano in un certo senso “cedesse le armi” di fronte allo strapotere degli americani prima e dei giapponesi poi, e infine i tantissimi autori che si muovono al di fuori delle rotte commerciali, che non sono conosciuti dal grande pubblico, ma che nonostante ciò continuano ad andare avanti, facendo quello che amano con immutato affetto.

Prima di procedere oltre vi invito dunque a dare subito un occhio al sito di Vaz, perchè contiene davvero moltissime cose meritevoli, il riassunto di una lunga carriera che il successo lo ha visto (con la Shockdom, ad esempio), che di certo potrà portare ancora molte novità, e che sicuramente rappresenta un incoraggiamento per tutti coloro che stanno iniziando ora la propria avventura come autori: il percorso non è mai tutto rose e fiori (tranne rari casi), ci si può trovare a faticare per portare avanti le proprie idee, a non avere il tempo fisico per poter disegnare, a perdere per strada i propri lettori faticosamente conquistati, a smettere e ricominciare, a credere per poi non credere più per poi credere di nuovo; e poi via, sempre avanti, malgrado tutto.

E’ così che va quando si ha un sogno.

la seconda serie di SMZ
la seconda serie di SMZ

Alé, chiudiamo la parentesi “romantica” e concentriamoci infine su SMZ.

La serie, l’ho detto all’inizio, ha raggiunto il prestigioso traguardo delle 550 strisce, e dall’inizio della sua vita disegnata ha subito più di un cambiamento: personaggi sono entrati e usciti (la lampada, le varie “palle”, i ninja, l’amica dell’Omino Calvo etc etc), alcuni sono tornati, altri sono rimasti stabili, altri ancora stanno venendo aggiunti in questi giorni. C’è stato molto spazio per la metanarrazione (cioè per storie nelle quali i personaggi del fumetto erano consci di essere tali, e dove è stato introdotto addirittura il bieco Dio dei Webcomics, interessato unicamente a mantenere vivo il più a lungo possibile il fumetto, costi quel che costi), si sono visti archi narrativi più o meno lunghi, e addirittura è stata introdotta la continuity, tanto che in occasione di un recente rilancio della sua opera, Vaz ha optato per una sorta di “reboot all’americana“, cioè un nuovo inizio che non tiene più conto di quello che è accaduto in passato, e che consente un alleggerimento dei contenuti. (cosa che secondo me ha giovato).

Oltre a ciò, vanno citati i numerosi “crossover” e le comparsate di altri autori (questo soprattutto nella saga Jingle Blades, che ha visto avvicendarsi alle matite sei artisti diversi, e che in se stessa è già un altro esperimento ) ora ai testi e ora ai disegni, che hanno reso SMZ un fumetto corale, frutto degli ingegni di tante teste diverse al servizio di un’unica storia. E confesso che anche a me piacerebbe scrivere una “minisaga” ambientata nel mondo dell’Omino Calvo, in quanto l’apparente semplicità del fumetto e la peculiarità della sua struttura credo rappresentino una sfida interessante. Un conto è, infatti, scrivere una trama basandosi su supereroi giustizieri o Detective dell’Incubo alle prese coi mostri… ma cosa si può dire di significativo con un tizio pelato, una palla da bowling parlante, un serial killer mascherato e una fetta di emmenthal?

Eppure, nel bene e nel male, Vaz e tutti i suoi collaboratori ci sono riusciti: il fumetto è fatto di nulla, di cerchi e triangoli, ma ha tutti gli elementi che rendono una striscia riuscita. Pochi elementi, trame essenziali, non un segno in più, niente ridondanze o artifici stilistici. Solo pochi personaggi e della comicità mai volgare, mai fiacca, mai fine a se stessa. C’è chi ci ha fatto i soldi, con cose così semplici.

l'ultima saga de SMZ prima del reboot: Marvel mangiati i gomiti!
l’ultima saga de SMZ prima del reboot, dalla premesse comiche ma dal finale atrocemente amaro: Marvel mangiati i gomiti!

La cosa più interessante in assoluto, e forse quella sulla quale la gente riflette di meno, è il fatto che Vaz lavori alla serie usando un solo essere umano… e due “oggetti“, la palla e il formaggio, che sono assolutamente privi di qualsiasi segno distintivo che li rende espressivi. Essi sono semplici pezzi di materia immobile, ovviamente senza alcuna espressione, senza NULLA che suggerisca cosa stiano provando o sentendo.

Possono esistere (e sono mai esistiti?) due personaggi meno “personaggi”? E anche il serial killer, in effetti, pur essendo umano indossa una maschera che ne nasconde i lineamenti. Eppure SMZ funziona perfettamente, i personaggi funzionano come se fossero i più espressivi del mondo; segno che in questo caso gran parte del lavoro lo facciamo noi lettori, affidando ai due “oggetti” le NOSTRE sensazioni e le NOSTRE emozioni. Ciò che a loro manca viene aggiunto dalle nostre teste.

Sembra una cosa semplice, qualcosa di poco conto, ma credo invece sia l’opposto, e una bella dimostrazione delle grandi possibilità insite nel fumetto, nella mente umana, e nell’Arte in generale. Alla faccia, con rispetto parlando, di chi dice che disegni come questi sono solo sgorbi senza valore.

Immaginate un film in cui uno degli attori se ne stia sempre immobile e privo di espressione, oppure sia stato sostituito da un manichino o da una lampada a stelo. Sarebbe un po’ difficile da mandare giù, esatto? Eppure nel fumetto la cosa non solo passa quasi inosservata, ma viene accettata senza alcuna difficoltà e si dimostra vincente.

Qualcuno ha detto che il fumetto è inferiore ai film o che è un’arte povera o di poco valore? Sinceramente, non credo proprio che sia così.

Un'altra incarnazione di SMZ, ora a colori
Un’altra incarnazione di SMZ, ora a colori

Riguardo alla striscia di per se, comunque, non c’è molto altro che io possa dire. Il fumetto si spiega da solo, ed è così semplice che non offre tanti argomenti di discussione oltre a quelli che ho già citato. Sintetico, basilare, basato totalmente sulle iterazioni comiche tra i protagonisti, SMZ si descrive da sé, e si racconta da solo quando lo si legge.

(Aspiranti autori di strisce, ricordate che questa affermazione, ovviamente, si può considerare sia in senso positivo che in senso negativo: la semplicità assoluta da una parte di rendere vagamente monodimensionali i personaggi, e dall’altra di essere priva di punti di vero interesse se non è SEMPRE controbilanciata da contenuti estremamente “potenti”.  Personaggi molto semplici, molto “fluidi”, sono sì “iconici”, ma subiscono il rischio di risultare non efficaci “di per sé”, ma solamente in rapporto alle avventure che vivono, e queste devono essere sempre molto valide per avere effetto sul pubblico, in quanto devono fare TUTTO il lavoro. Non si può, insomma, se si lavora con del materiale “basilare”, fare quello che faceva uno Schultz, che poteva far progredire una striscia solamente sfruttando le psicologie dei propri personaggi tremendamente UMANI, i loro tormentoni tratti da momenti della loro vita quotidiana, i leitmotiv che il pubblico aveva imparato ad amare e che ricercava sempre, a prescindere dal valore della gag del momento. Pubblico che non si affezionava solo alla battuta comica, ma alla personalità del Charlie Brown, del Linus, dello Snoopy di turno.

E per tornare per l’ultima volta a Sio: ciò che egli ha fatto, e che credo sia uno dei motivi del suo successo, è stato proprio l’ottimizzare questo materiale estremizzandolo, rendendo i suoi eroi intercambiabili, del tutto anonimi, proprio per dare il massimo spazio possibile a delle gag totalmente surreali. Capite il concetto? Chiudo.)

Ma in questo caso, riguardo alla semplicità, vanno dette due cose: la prima è che la qualità narrativa dello SMZ si è mantenuta sempre costante negli anni, compresi gli interessanti esperimenti che si sono svolti di tanto in tanto grazie all’apporto di nuovi autori, e la seconda è che la nuova serie – che come ho detto poco fa ha preso vita dopo un reboot che ha eliminato la continuity – si è dimostrata un ulteriore passo avanti riguardo a semplicità, immediatezza ed efficacia. Ciò che viene narrato è ancora più semplice, disegnato in maniera ancora più stringata, con nessun oggetto in più del necessario, eppure in modo adatto, con una piacevole freschezza e simpatia. Il reboot ha avuto davvero il suo scopo, alleggerendo SMZ di ogni peso superfluo e dando una sorta di seconda chance alla serie, che da ora in avanti potrebbe aprirsi a qualsiasi inaspettata novità, e che si presenta davvero rinnovata, ancora più efficace, con un Vaz sempre più padrone della sua tecnica e del suo stile.

SMZ, nuova serie nuova corsa
SMZ, nuova serie nuova corsa

Sempre più valido anche il comparto grafico, per il quale valgono gli stessi riferimenti fatti qui sopra. Pare proprio che la serie abbia assunto la sua “forma definitiva”; o perlomeno quella più adatta a questi anni. Oltretutto, credo che a Vaz potrebbe giovare anche il fatto che Sio e i suoi emuli sono stati recentemente sdoganati: è di certo più facile piazzare uno stile che il pubblico ha già imparato ad apprezzare e che associa non a sgorbi brutti ma a qualcosa di fico e che fa ridere. Che poi quello che stia succedendo sia il fatto che i “figli” servono a rendere più amato il “padre” è una situazione forse un pò paradossale, ma non per questo meno vera e meno apprezzabile.

L'evoluzione di SMZ negli anni
L’evoluzione di SMZ negli anni

Ma è tutto perfetto in queste strisce? Sì e no. Come ho anticipato in senso più generale parecchi paragrafi più su, ho l’impressione che anche SMZ abbia sofferto un pò di questa semplicità “imposta”. I personaggi, seppure ciascuno con la propria personalità, sono stati volutamente ridotti all’osso, e per quanto efficaci e ben scritti mi sono parsi a volte un pò troppo “costretti” in questa loro quasi assoluta laconicità. Dall’altro lato, essi sono stati usati per storie di certo surreali, ma non straordinariamente assurde o non-sense, come accade ad es. nelle tavole di Sio. Sono comparsi in trame tutto sommato liete e surreali… ma non poi così tanto. Al punto che – per quanto sia degno di nota il tentativo di raggiungere la sintesi assoluta da parte di Vaz – ho avuto l’impressione che SMZ abbia mascherato in alcuni momenti il talento del suo autore. 

Questa idea mi è venuta soprattutto dopo aver letto la VALIDISSIMA storia autobiografica “E”, che consiglio a tutti, e che pur restando all’interno dei canoni di sintesi grafica di SMZ racconta una storia “vera” con garbo, gusto, stile, tecnica, ritmo e contenuti di certo apprezzabili, e davvero osservabili e quantificabili. Dato che in “E” manca la necessità di esser stringati che è invece presente in SMZ, Vaz riesce a far emergere di più le sue doti di narratore, di efficace costruttore di storie e di ottimo dialoghista, tanto che il fatto che la storia sia composta unicamente di “layout” passa del tutto inosservata. Ecco perchè, se proprio dovessi dare un consiglio al nostro eroe, sarebbe quello di permettersi di sperimentare con lo stile, con i contenuti, puntando a qualcosa di più complesso, qualcosa che gli consenta di mettersi DAVVERO in gioco, visto che gli strumenti ormai pare averceli tutti.

Faccio un paragone che forse a Vaz parrà forte: Leo Ortolani. Tutti sanno che Ortolani scrive storielle disegnate comicamente, nelle quali un tizio con le orecchie da topo va in giro per la città a fare il supereroe. Comico, no? Comicissimo!

Bene: c’è qualcuno che mette in dubbio il fatto che Ortolani sia un OTTIMO sceneggiatore, capace di dar vita a qualsiasi ritmo narrativo e che sarebbe in grado di scrivere PERFETTAMENTE anche storie tragiche? Beh, se quel qualcuno esiste è pregato di cambiare idea, perchè per me Ortolani ne sarebbe davvero in grado (e credo che prima o poi lo dimostrerà lasciando “tutti” – cioè chi non se lo aspettava – davvero di stucco).

Ebbene, dopo aver letto le sue opere io penso la stessa cosa di Vaz. E detto questo, non mi resta altro che dirgli un ultimo bravo e salutare lui e voi. Entrare nel suo mondo, conoscere la sua storia, mi è davvero piaciuto, e ho un enorme rispetto per gli artisti come lui, quelli che vanno sempre avanti amando la propria opera, e portandola avanti a volte con fatica, ma sempre  e comunque con passione, talento, tecnica e rispetto.

Vaz: è stato un onore. 


UN PREGIO: la costanza, la passione e l’inventiva con la quale Vaz ha portato avanti il suo lavoro.

UN DIFETTO: la striscia a volte è poco incisiva, capace di spingersi in mille direzioni diverse senza sceglierne una e senza addentrarsi fino in fondo in nessuna di esse. Ma credo che questo sia un difetto solo nella quantità che il suo autore (e non io) considera tale.

CHI COSA COME: Lo spazzolino del mago Zurlì“, un webcomic ideato scritto (a volte, ma principalmente) e disegnato (a volte, ma principalmente) da Vasco Serafini. Potete trovarlo nella sua pagina Facebook, dove potete seguire la sua nuova incarnazione. Oppure nella PAGINA UFFICIALE di Vaz, dove SMZ è ospitato fin dalla prima striscia insieme a tante altre opere del suo autore, scaricabili e consultabili offline.


Se volete sapere il nome dell’artista che ha disegnato l’illustrazione che compare come immagine di apertura di questo blog, potete trovarlo – insieme a quello di TUTTI gli altri autori che hanno partecipato nel passato –  nell’apposita PAGINA dedicata agli omaggi a L110P, così come in apposite pagine potete trovare TUTTE LE RECENSIONI, e le SEGNALAZIONI di fumetti non ancora recensiti ma comunque degni di nota.

15 pensieri su “Pillola ventisette: “Lo spazzolino del mago Zurlì”, di Vaz (Vasco Serafini)

  1. Troppo buono. Sono sinceramente e talmente sorpreso da questa recensione che non so far altro che commentare grouchanamente con “Grazie, voi mi confondete, con qualcun altro”. 😀

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      1. Non tocchiamo questo tasto… Per quasi trent’anni mia madre mi ha detto che aveva scelto quel nome per via di Vasco Pratolini, salvo poi rimangiarsi tutto e rivelarmi che il nome deriva proprio da quel tizio lì…

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  2. [Spazio riservato alla risposta seria]

    Al netto delle considerazioni su Sio, devo dire che è grazie a lui che ho ripreso a disegnare, sennò chissà se e quando l’avrei fatto. Il suo boom mi ha spinto a rimettermi in pista e sfruttare biecamente la sua scia, mantenendo comunque temi e stilemi miei, anche perché di imitatori veri a propri ce ne sono già (leggi: “Cose a caso”).
    Quello che mi ha veramente sorpreso è che, stando alle statistiche della mia pagina, il 52% dei miei lettori ha meno di 18 anni. Credo sia lo stesso target di Sio. Il problema è che i temi trattati sono decisamente diversi e spesso non proprio da educande. Forse mi faccio tutti questi problemi essendo padre, boh, però è una pulce che ho nell’orecchio da un po’.

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    1. Riguardo all’imitazione: è più facile a dirsi che a farsi, anche se erroneamente un disegno “facile” e dei temi “facili” sembrano più semplici da copiare. Insomma un Sio, o un Vaz, non ci si inventa dalla sera alla mattina.
      Riguardo al boom di Sio: se serve a dare o ridare spazio ad altri autori ben venga. L’importante è che il pubblico riesca a distinguere quelli davvero bravi da quelli solo derivativi, che non dicono nulla e oltretutto dicono quel nulla usando la “voce” di altri.
      Riguardo ai lettori: i tempi sono cambiati, e i lettori molto più smaliziati. Del resto, se le storie fossero brutte o incomprensibili smetterebbero di seguirti, quindi io la vedrei in modo positivo. Se poi ti pare di dare un “cattivo esempio” (e qui ci sarebbe da discutere per ANNI riguardo l’influenza – o meno – dell’arte sulla gente) cambia tematiche: potresti addiritura scoprire che puoi fare “di necessità virtù”, e trovare nuove vie che non avevi ancora considerato.
      Insomma, sarà che io ho “scelto” di essere ottimista, ma direi che non tutto il male viene per nuocere, anzi!

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      1. Il fatto è che non ho intenzione di cambiare tematiche, anche perché mi è sempre piaciuto sfruttare il fatto di usare uno stile e personaggi all’apparenza innocui per far ridere la gente con tematiche che sarebbero state tremende se trattate “normalmente”. La storyline in corso, “We are all on drugs”, ne è un esempio lampante: i lettori ridono perché una palla da bowling e un pezzo di formaggio somministrano una dose potenzialmente letale a un omino stecco, ma se avessi disegnato persone normali credo che la cosa avrebbe avuto tutt’altro risultato, anche se comunque il tutto è tarantinianamente sopra le righe, tant’è che ci ho infilato in mezzo una citazione di Pulp Fiction. Però all’idea che leggano queste cose bambini di 12-13 anni mi lascia un po’ così.
        Forse sono io che mi faccio troppe storie, del resto si è arresa a farmi cambiare tono mia moglie, che anni fa tentò di non farmi pubblicare una striscia dello Spazzolino in cui c’era Bush che prendeva ordini da una palla da basket per paura di non meglio precisate denunce che avrei potuto beccare… 😀

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    1. Devo dire però che la preoccupazione derivava da un precedente: nel 2003 scrivevo delle vignette satiriche per l’edizione abruzzese de Il Tempo e in una di esse paventai la possibilità di un giro di mazzette dietro l’organizzazione dei Giochi del Mediterraneo, previsti a Pescara per il 2009. L’allora sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso (ora presidente della regione Abruzzo) si incazzò come una bestia e, mi raccontarono, fece convocare un consiglio comunale straordinario per discutere della cosa perché voleva querelare il giornale, me e il disegnatore (io scrivevo solo i testi). Ricordo che mi chiamò l’allora assessore alla cultura che mi urlò per telefono “Ma che cazzo avete combinato? Ma come vi è venuto in mente?!” 😀
      Alla fine D’Alfonso fu ridotto a più miti consigli, facendo passare la nostra vignetta come “una ragazzata”. Sigh.

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  3. Ma io mi riferivo alla preoccupazione di mia moglie per una fantomatica denuncia per la striscia con Bush, che derivava appunto dal precedente di cui ho appena scritto. Evidentemente il MOIGE le fa meno paura 😀

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