Pillola trentadue: “Da una lapide” vol. 1- 2- 3, di Ramadoro/Giulietti & (al momento) 24 AA.VV.

la Cover di Da Una Lapide volume 1 (di 10)
la Cover di “Da Una Lapide” volume 1 (di 10)

Ho da poco terminato la lettura dei primi tre volumi (di 10) del progetto a fumetti DA UNA LAPIDE, che ha più di un motivo di interesse e di lode. Anzi, ne ha così tanti che penso proprio dovrò ricorrere a:

1.una recensione schematica, modulare, che esponga e analizzi punto per punto tutte le cose che vorrei far notare, e che meritano di essere discusse.

2. una raccolta di mini illustrazioni che mostri QUANTI disegnatori hanno lavorato a questo fumetto.

Madò, sembra proprio la premessa a un articolo tecnico, complicato e noioso, proprio come gli schemini maledetti che la mia prof di filosofia insisteva per farci scrivere al Liceo, e che non si sapeva mai da che punto della pagina iniziare perché potevano espandersi in maniera imprevedibile in ogni direzione. Beh, speriamo che questa recensione sia diversa. Altrimenti vi autorizzo a bombardarmi e farmi tacere per sempre.

Giorgia Lanza
Giorgia Lanza

Iniziamo però con la classica TRAMA:

in un futuro non precisato, in un mondo molto diverso dal nostro – ma nello stesso tempo, soprattutto per quel che riguardo i sentimenti e le passioni, identico – dissidi e guerre continuano a dividere l’umanità, e a tormentare i pianeti abitati che circondano il nostro sistema solare.

In questo mondo, la burocratizzazione e l’alta tecnologia convivono con veri e propri “poteri magici”, frutto degli studi di moderni Alchimisti capaci di veri e propri prodigi, e a rendere tutto più complicato c’è l’opera di Cedric, un filosofo moderno che ha dato vita a una scuola di pensiero basata su principi di convivenza pacifica, di eliminazione del concetto di proprietà e soprattutto su uno “scambio equivalente”, principio socio/politico/ culturale secondo il quale per avere qualcosa bisogna dare, e viceversa. Tutta la vita, secondo Cedric, si basa appunto si questo “scambio” che si fa continuamente col mondo intorno a noi, in una sorta di percorso durante il quale – se si vuole ricevere fortuna, un amore, una crescita personale o mille altre cose diverse, fisiche o meno – è necessario “donare” una parte di sé, sopportare privazioni e dolori, o lasciar andare parti di noi stessi.

La filosofia non è stata ben accettata, e anche dopo la morte di Cedric ha dato vita a spaccature sempre più profonde. Il mondo è instabile, la situazione politica incerta. Ma sembra che qualcuno – forse una ragazza misteriosa che risponde al nome di Giara – verrà un giorno a cambiare le cose, portando infine quella mutazione che riscriverà il destino del mondo.

Fine trama!

Vittorio Astone
Vittorio Astone

Allora, rimbocchiamoci le maniche e iniziamo ad esaminare. I pavidi, le persone troppo sensibili e i deboli di cuore se ne vadano ora, prima che sia troppo tardi.

Una cosa va detta SUBITO: il progetto Da Una Lapide (che arditamente ribattezzerò DUL) nasce con un intento davvero ammirevole, e cioè quello di far conoscere al grande pubblico il maggior numero possibile di nuovi disegnatori italiani di talento.

Per fare questo, ogni numero di DUL è composto da OTTO mini-storie, ciascuna delle quali è la testimonianza di uno dei personaggi (principali o secondari), e che – pur essendo ciascuna diversa dalle altre – concorrono tutte a creare un unico affresco, che poi rappresenta la trama vera e propria di DUL.

I suoi autori lo dicono meglio di me:

Quello che state sfogliando è un progetto sperimentale auto-prodotto per la pro­mozione di fumettisti emergenti.

Con la diffusione di questo progetto miriamo a dare uno spazio editoriale a quegli artisti che ancora non sono riusciti a farsi notare nel difficile campo dell’editoria a fumetti, puntando su due direttive principali:

  • la richiesta di realizzare un numero limitato di pagine, per permettere ai parteci­panti di mostrare tecnica e stile, senza oberarli di lavoro;
  • l’opportunità di lasciare gli artisti liberi di esprimersi, consegnandogli solo la storia (senza sceneggiatura) e una breve guida con delle indicazioni fondamentali.

Come noterete, il volume è estremamente eterogeneo, aspetto che diviene punto di forza in quanto sottolinea come la realtà muti a secondo dell’interpretazione sogget­tiva del personaggio. Per tale motivo la storia è suddivisa in otto testimonianze che si collegano fra loro a ricongiungere la trama di questo volume.

 Visto?

Valentina Formisano
Valentina Formisano

A questo c’è da aggiungere solo che la STORIA di DUL è stata scritta da Lorenzo Ramadoro, creatore e una delle anime – insieme a Federica Giulietti alla parte grafica –  di questo gran bel progetto, e che la trama è un affresco fantascientifico sospeso tra l’avventuroso e il sociale davvero ben costruito.  Detto ciò, credo che avete ormai in mano tutti gli elementi necessari per seguire la mia analisi, o per pugnalarmi in modo da farmi tacere.

 

Simone De Paolis
Simone De Paolis

E ora, iniziamo con i “punti di merito”. Di alcuni di essi parlerò doppiamente, perché in certi casi alcuni elementi positivi hanno, ahimè, un rovescio delle medaglia. Ma lo vedremo con calma. L’importante al momento è partire dalle LODI, che sono molte, e cioè:

 

Stefano Ramadoro
Stefano Ramadoro

1: l’idea che sta alla base del progetto – cioè mettere a disposizione di disegnatori esordienti un albo grazie al quale far risaltare le loro doti e nello stesso tempo fornirli di un “know how” di tecniche e regole per aiutarli a “creare” concretamente un fumetto  – è davvero, davvero, davvero ammirevole. Per certi versi – per MOLTI versi – ricorda quello che sto facendo io con L110P, che in fondo altro non è un posto nel quale fumettisti di talento possono esprimere le loro doti e ricevere un po’ di spazio pubblicitario; ma per altri la supera ampiamente. Ciò che Ramadoro e Giulietti hanno ottenuto, infatti, va oltre il semplice (ed egoistico) “cercare disegnatori per il NOSTRO racconto”; invece, i due (il primo soprattutto) hanno messo TOTALMENTE e generosamente nelle mani degli autori la loro opera, evitando persino di dar loro una sceneggiatura ma lasciandoli liberi di interpretare graficamente i testi nel modo per loro più consono.

C’è davvero bisogno che io dica in QUANTI modi questa cosa è positiva? Gli autori lavorano su poche pagine, quindi possono esprimersi al meglio senza “stancarsi” e senza doversi impegnare per troppo tempo. Possono impostare la tavola nel modo a loro più familiare, e scriversi da sé la sceneggiatura in modo da mettere in luce il LORO modo di fare fumetti. Inoltre, sono invitati a mettere (senza limitazioni) la loro sensibilità al servizio della trama, che non è in alcun modo imposta  ma si arricchisce proprio dall’incontro con i vari stili. Davvero OTTIMO.

Stefano Lanzara Rosario Mogliarisi
Stefano Lanzara & Rosario Mogliarisi

2: la storia che sta alla base di DUL è un coraggioso e ricchissimo affresco di un pianeta futuro, pieno di personaggi, con numerose svolte di trama, assolutamente NON basato su sparatorie e superpoteri (evviva!), con una base creativa solidissima e una storyline che si estende negli anni. Sembra che il suo autore abbia studiato per filo e per segno la sua creazione, e infatti alla fine di ogni numero di DUL appare un “albero genealogico” che presenta ciascuno dei personaggi apparsi nell’albo, e in più ne illustra i rispettivi collegamenti. Oltre ad esso c’è anche una “linea temporale” che colloca in preciso ordine tutti gli eventi ai quali si fa riferimento, in modo che ogni parte della trama sia sempre chiara e comprensibile.

Samuele Coletti
Samuele Coletti

3: lo stile di scrittura è davvero buono, e non risente neppure delle varie “mani” sotto le quali è passato. Il testo originale è scritto in maniera professionale, con cognizione di causa, con conoscenza del mezzo (sia la storia di DUL sia le tecniche narrative più generali). Non offre mai “infodump” o fastidiosi rigurgiti di informazioni inutili, e nelle poche pagine riesce a condensare trame, avvenimenti, emozioni e sentimenti dei protagonisti. Il tutto senza mai perdere di vista l’obiettivo finale, cioè quello di tracciare l’affresco di questo mondo futuro così complesso.

Lo stile, sebbene spesso chiaramente di matrice letteraria, è apprezzabile anche per la sua “calma”, per la placidità del racconto, per la quasi assoluta mancanza di elementi “retorici”, per l’efficacia delle singole frasi e per la sicurezza con la quale ci narra la sua storia, quasi fosse una canzone. Molto bene.

Samuela Cerquetella
Samuela Cerquetella

4: i disegnatori scelti sono tutti all’altezza della situazione. Sebbene ciascuno si presenti  con il proprio stile, con i propri punti di riferimento (a volte in palese contraddizione gli uni con gli altri) e con la propria “potetica”, ognuno di essi riesce a dimostrare professionalità e puntualità nella messa in scena. Non si vedono praticamente mai tavole raffazzonate, confuse o amatoriali, ma pare proprio che ognuno dei fumettisti coinvolti abbia dato il massimo, e che molti di essi dimostrino doti di autori già maturi e personali. Questa è la cosa migliore che potessi sperare di trovare, e l’ennesima dimostrazione che di talenti in Italia ce ne sono davvero tanti. Ognuno dei partecipanti al progetto rende onore dapprima a se stesso, ma in secondo luogo anche alle persone che li hanno coinvolti nel lavoro, fornendo a noi lettori – ma prima di tutto ai creatori di DUL – delle tavole professionali e comunicative. E questo credo sia il miglior indizio riguardo la validità dell’opera.

Miriam Marafioti
Miriam Marafioti

5: restando all’argomento precedente, è molto bello vedere le differenze tra i vari stili, e le altrettanto varie interpretazioni del setting operate dagli autori. Aprire DUL ci da l’impressione di stare sfogliando il catalogo di una galleria d’arte, nel quale però i quadri non sono composti da una singola immagine e da un singolo “sentimento” comunicato, bensì da un… non saprei come definirlo… un “multiquadro ipercomunicativo”? Una “supertela a narrazione sfaccettata”? Una “opera d’arte a più canali”? Beh, forse è il caso di chiamarlo con il suo nome più comune: un FUMETTO.

In ogni caso, sempre di Arte stiamo parlando. O no?

Mauro Gulma
Mauro Gulma

6: il progetto DUL è stato stampato attraverso una piattaforma di “print on demand” grazie alla quale ogni autore ha la possibilità di mettere in vendita e produrre SOLO ALL’OCCORRENZA copie cartacee del proprio lavoro, venendo così incontro alle esigenze del pubblico senza indebitarsi e senza ritrovarsi casa piena di copie delle quali a volte non sa bene che fare.

Anche questa cosa è ottima: perché introduce i giovani artisti al mondo dell’editoria autoprodotta, perché pone un freno ai perfidi e odiosi “editori” che fino a poco tempo fa chiedevano soldi ad aspiranti autori in cambio della pubblicazione…

Maria Scorzelli
Maria Scorzelli

— E qui è necessaria una nota: tali editori esistono da tempi immemori, e per certi versi sono stati una vera e propria piaga. Il loro concetto era: “prendiamo un tizio che vuole pubblicarsi il suo libro, facciamogli un bel contratto e facciamogli sborsare dei soldi per stampargli le copie del suo libro, con obbligo di acquistarne 50…100… 300 o quel che sia. Il tizio ha talento? Sì, no, che ce ne importa? A noi basta scucirgli i soldi e dargli le copie, poi sono affari suoi!”

Capirete che “editori” (le virgolette sono d’obbligo) del genere sono la piaga peggiore che può capitare a un aspirante autore. Soprattutto se tale autore non ha le doti per esserlo. Diffidate sempre da persone che vi lodano enormemente e poi vi offrono contratti del genere, perché potrebbero solo cercare di illudervi per arrivare al vostro portafoglio. 

E’ comunque necessario fare un distinguo, dato che ci sono comunque delle ditte equiparabili a queste che fanno un buon lavoro, e che sono dunque affidabili. O vere e proprie “società di servizi” che non si fingono editori, ma semplicemente si occupano di stampare per voi il libro e promuoverlo in qualche modo, lasciando a voi ogni possibile incognita riguardo al futuro. Ecco, se questo è quello che cercate, di certe società vi potete anche fidare. Ma andateci comunque coi piedi di piombo: esordendo senza un minimo di controllo editoriale, senza nessuno che vi dica se siete bravi o no, rischiate di proporre opere di scarso valore, di farvi prendere in giro, e di bruciare in fretta il vostro nome. Fine nota.–

Luigi Quarta
Luigi Quarta

Dove eravamo rimasti? Ah, sì, l’editoria autoprodotta. Ecco: quando hanno alla base un minimo di controllo, di editing, e se tengono in considerazione quel talento che non deve MAI mancare, realtà del genere sono molto utili per i nuovi autori. E DUL – con la sua qualità – rappresenta perfettamente tale concetto.

Credo che sia utilissimo per un giovane artista conoscere queste realtà e il modo col quale approcciarsi ad esse, soprattutto in questi anni, nei quali a volte un fumetto indipendente riesce a mettere in luce un talento in maniera più rapida e potente rispetto a una casa editrice, e dove molti autori ormai non fanno più la gavetta “in bottega”, ma direttamente in rete.

DUL assolve in pieno anche a questo compito “didattico”: basta vedere la sua pagina Facebook, ricchissima di link a pagine utili ai fumettisti esordienti, e dove ho trovato un lungo, esauriente e preziosissimo articolo che riguarda proprio i motivi che hanno portato gli autori di DUL a scegliere l’autoproduzione, nonché le SPECIFICHE TECNICHE da sapere per autoprodurre il proprio fumetto.

Potete trovare l’articolo QUI, e se siete aspiranti autori vi consiglio davvero di andarlo a leggere. E vi consiglio anche di farvi amica Federica Giulietti e seguirla nella sua pagina FAcebook, Tsu, e sul sito SHANGELINA, perchè dispensa delle vere e proprie PILLOLE di saggezza riguardo la professione di fumettista.

Lorenzo Magalotti Martina Tommasi
Lorenzo Magalotti & Martina Tommasi

7: DUL è un progetto vivo, che si evolve con il tempo e migliora sempre di più. Basta leggerlo per rendersene conto: senza nulla togliere ai numeri precedenti, va infatti detto che il terzo numero “GIARA” – è qualitativamente superiore ai precedenti, più ricco, più potente visivamente, e più solido nella narrazione. Sarà perché la storia comincia a delinearsi, sarà perché è un albo più centrato su un singolo personaggio e sui suoi effetti sul mondo, sarà che molti disegnatori hanno scelto un approccio più da fumetto – quindi movimentato e “presente” – piuttosto che uno più statico e “narrativo”. I fatti non sono semplicemente narrati dopo la loro fine, ma in un certo qual modo accadono mentre li stiamo guardando; e la presenza maggiore di dialoghi al posto delle (pur buone) didascalie, rende il tutto più scorrevole e accessibile.

E con questo credo di aver esaminato tutti i “punti a favore”.

Lorenzo Armezzani
Lorenzo Armezzani

Non resta che esaminare – per amor di verità – anche le cose che non mi hanno del tutto convinto; non veri e propri difetti, quanto piuttosto delle “necessità” legate al progetto, alle quali gli autori hanno cercato di venire incontro nel migliore dei modi possibile. Tali necessità non diminuiscono minimamente la bontà, l’utilità e la professionalità di DUL, ma credo sia importante parlarne, perché si riferiscono al modo col quale il fumetto è stato costruito e agli eventuali “effetti collaterali” che potrebbe incontrare chi tentasse di seguire una strada simile.

Mi spiego meglio:

Ogni albo di DUL presenta 8 disegnatori diversi, che sono impegnati in 8 storie diverse, con 8 personaggi diversi (o gli stessi personaggi in momenti diversi della loro vita, o comunque reinterpretati graficamente), i quali raccontano 8 trame diverse, che sono il riassunto di fatti già avvenuti in un presente/passato/futuro, all’interno di una storia che si snoda nell’arco di secoli, e che è ambientata in un pianeta futuro dove tutto è diverso da come lo conosciamo.

Questa, riassunta in tre righe, è la trama di DUL, e converrete con me che non è esattamente l’argomento più semplice da trattare.

In effetti, il lavoro che è stato messo in piedi è più che lodevole, ma ugualmente è difficile districarsi tra tutte queste ministorie che, più che capitoli di un immaginario libro, sembrano piuttosto dei “prologhi”. Ed essi, a volte, si limitano a essere tali nell’eccezione più pura della parola, fornendoci cioè delle semplici informazioni, o degli accenni a avventure o eroi che vediamo solo di sfuggita, senza però renderci partecipi dell’azione. Prologhi che non sono prologhi di nulla, ma vengono seguiti da altri prologhi, e altri, e altri ancora.

Giulia Lomurno
Giulia Lomurno

L’effetto che si crea è una sorta di “Carver al contrario” ( se mai è possibile qualcosa del genere): i racconti cioè parlano di cose che sono già successe, o ne riassumono solo i punti salienti, o descrivono il punto di vista di personaggi a volte marginali… ma il tutto, invece di far parte di una storia rarefatta e lasciata all’interpretazione del lettore… (come accadeva in molti racconti Carveriani, nei quali il momento presente contava più di tutto quello che era accaduto o che sarebbe successo dopo)… è il singolo elemento di una trama complessa e sfaccettata, che mal si presta a essere ristretta e riassunta, e che non può essere “sognata” o “interpretata” dal lettore, ma deve essere capita chiaramente in ogni sua parte per risultare comprensibile.

(Per fare un esempio forse stupido del quale mi scuso a priori, DUL è paragonabile a un manuale di istruzioni di un iphone narrato come se fosse una poesia. Una BELLA poesia; ma…)

La necessità di dare spazio a tutti i disegnatori, dunque, ha paradossalmente reso necessario snellire e frammentare al massimo una trama che invece è per sua natura ricca di invenzioni narrative e di elementi importanti, un racconto corale che si basa su fondamenta solidissime e molto complicate, di fantascienza sociologica/politica, che segue numerosi protagonisti sparsi lungo i secoli.

Ferdinando Genovese
Ferdinando Genovese

Mi secca dire qualcosa del genere, perché riconosco il grandissimo impegno e la grande bravura del suo autore, nonché gli obiettivi altissimi, gli ENORMI risultati che ha ottenuto, e il grande merito di aver affidato il lavoro a degli esordienti. E sono quasi certo che egli abbia in parte “sacrificato” la sua trama per renderla adatta al progetto DUL – cosa che gli fa DOPPIAMENTE onore. Ma mentirei se dicessi che ho trovato facile e naturale districarmi tra la complicata “continuità” messa in piedi nei tre volumi (per fortuna ci sono le note esplicative finali!).

Fabio Cioffi
Fabio Cioffi

Non so neppure quanto una simile storia potrà essere efficace per il pubblico “più distratto”, a lungo andare. Nei primi volumi, infatti – non so come saranno i successivi – è come se ogni storia non iniziasse, o fosse già finita nel momento in cui ci apprestiamo a leggere, e quello che a noi lettori tocca il sorte è solo fare lo sforzo di raccogliere i brandelli di conversazione cercando di dar loro un senso logico. Bello, molto bello… ma per certi versi faticoso. Quel tipo di fumetto che necessita quel raccoglimento e quella concentrazione e quell’impegno che non tutti, credo, sono sempre disposti a dare, e che potrebbe essere un ostacolo nel raggiungere il grande pubblico.

Va però detto che visivamente DUL fa un ottimo effetto, e col terzo numero mi pare che molto si sia snellito e che si siano fatti grossi passi avanti per rendere il tutto più coerente; spero quindi che quella sarà la direzione nella quale andranno i numeri futuri.

Ettore Mazza
Ettore Mazza

Riguardo alla parte grafica, i problemi sono molto minori: vuoi perché TUTTI  i disegnatori sono molto professionali, vuoi perché le diversità dei personaggi hanno concesso tanta libertà (c’è però la sfera/lapide che in una storia è in mezzo a un bosco, nell’altra è in una valla, nell’altra ancora è alle pendici di un paese in mezzo a un deserto, a volte è quella di Cedric e a volte non lo è…). Ugualmente, però, anche qui è necessario fare un appunto: dato che il progetto vuol dimostrare la bravura dei disegnatori, fungere per certi versi da “curriculum, forse sarebbe stato più sensato per alcuni di  loro muoversi all’interno di sceneggiature vere e proprie, o comunque che prevedessero la presenza di dialoghi e di azione. In certi racconti, infatti, o nell’interpretazione di alcuni fumettisti, questi elementi essenziali vengono a mancare, e i disegni diventano solo un’occasione per illustrare delle didascalie di testo che si riferiscono a cose esterne. Ma va detto che questo accade di rado, e anche in quei casi il risultato è comunque buono, “artisticamente” parlando. Autori che non rendono del tutto giustizia al fumetto la rendono comunque al disegno; e del resto, se un autore si sente più “illustratore” che fumettista, è giusto che lo esprima in quello che fa. In questo caso, DUL diventa anche un’occasione in più.

In ogni caso, credo che la cosa più importante per tutti fosse divertirsi ed esprimere il loro modo di fare arte, cosa che è perfettamente riuscita.

Daniel Salvatori
Daniel Salvatori

Aggiungo anche una segnalazione: esiste in giro per la rete un’opera antologica a fumetti che, pur non avendo i lodevoli intenti didattici di DUL e nonostante faccia uso di disegnatori per grande parte “affermati” ed esperti, le si può accomunare, e cioè il progetto RUSTY DOGS di Emiliano Longobardi. All’interno di esso, gli autori sono chiamati a lavorare a storie noir di poche pagine con un MINIMO di sottotrama comune, al 95% leggibili autonomamente, con una costruzione della gabbia “imposta” dallo scrittore e con scenari ben definiti. Si ha quindi da una parte semplicità assoluta di racconto, che mette a loro agio i lettori, e dall’altra autori che dimostrano le loro doti proprio facendo vedere di riuscire a interpretare nel modo migliore una sceneggiatura. Ecco, senza nulla togliere alla poesia del progetto, io credo che la massima efficacia “didattica” e la massima comprensibilità DUL l’avrebbe ottenuta proponendo qualcosa di simile.

Stop.

Beatrice Varriale
Beatrice Varriale

In definitiva, DUL è un progetto che non può che essere lodato, e che vince in partenza grazie soltanto agli obiettivi che si pone: raccontare una storia complessa e solida dando nello stesso tempo la possibilità a molti autori esordienti di dimostrare le loro doti. Bang. Vittoria a tavolino.

Il progetto è molto personale e affascinante, arricchito (pur con ovvie difficoltà) da numerose interpretazioni grafiche sempre all’altezza. La storia ha un nucleo forte e un setting di base studiato nei minimi particolari, ha una sua poetica molto riconoscibile, è ambiziosa, e affronta temi di grande importanza senza dimenticare gli elementi di umanità dei suoi eroi – che sono forse il nucleo centrale di tutta la narrazione. Essa tralascia i “soliti” scontri spaziali per dedicarsi a una fantascienza molto umana e sociologica, e ci mostra personaggi e scenari convincenti, nonché alcune preziose sottotrame che si svolgono in diversi piani temporali.

Antonio Russo Tantaro
Antonio Russo Tantaro

Ci sono però degli effetti collaterali: tanta varietà di segni e di storie rallenta il processo di immedesimazione del pubblico, ed è complesso seguire una trama talmente variegata e fitta avendo come unica possibilità di approccio delle storie brevi che devono concentrare in pochissime pagine tante informazioni essenziali. Questo fa sì che alcuni racconti siano poco più che prologhi, ai quali però non segue nessun vero racconto, e i continui sfasamenti temporali e l’accumulo di nuovi personaggi – dei quali non ci è dato riconoscere subito l’importanza – non rende più facile l’approccio al lettore occasionale.

Dal punto di vista grafico, di progettazione e di cura editoriale, DUL è davvero molto professionale, e il fatto che continui ad evolversi seguendo le indicazioni dei fans e degli autori mi fa ben pensare per il suo futuro. A mio parere credo che forse gli sarebbe utile “semplificarsi” un poco… e non per colpa della storia, che meriterebbe invece maggiore approfondimento, ma solamente perché – visti gli obiettivi che si pone – in un certo senso non ha altra scelta se vuole essere apprezzabile da una larga fetta di pubblico. Ma attenzione: DUL può anche scegliere di rimanere “complesso” e affascinante, lasciandosi scoprire solo dai “più meritevoli”: dove sta scritto che bisogna sempre venire incontro alla pigrizia e alla poca voglia del pubblico?

Quindi, in definitiva, il mio non è un INVITO, la mia non è una CRITICA, ma solo un’osservazione che spero i suoi autori considereranno dandole il giusto peso, tenendo sempre presenti i propri obiettivi.

Andrea Sodaro
Andrea Sodaro

Detto ciò, DUL rimane comunque in assoluto uno dei progetti “amatoriali” e “antologici” più solidi che io abbia mai visto. Consigliato a chi vuole leggere storie non banali, a chi ama confrontarsi con stili diversi, a chi è un aspirante autore e a chi vuole sostenere giovani talenti che se lo meritano.

I miei complimenti vanno ai geniali creatori di un progetto così complesso e lodevole (ma quante volte l’avrò scritta, questa parola?), e a tutti gli artisti che si sono messi in gioco, rendendo possibile la sua realizzazione.

Spero che DUL potrà proseguire con la stessa qualità che ha dimostrato fino ad oggi, contando su un forte appoggio da parte del pubblico. Se lo merita davvero.

Andrea Schiavone
Andrea Schiavone

UN PREGIO: l’enorme validità del progetto e il suo valore per gli autori esordienti

UN DIFETTO: storia molto complessa e frammentata. Riuscirà a tener desta l’attenzione del pubblico?

CHI COSA COME: “Da una Lapide”, un progetto corale scritto da Lorenzo Ramadoro, impaginato, progettato e curato da Federica Giulietti e disegnato da una miriade di autori di talento, che avete visto nelle micro immagini sparse dappertutto. Potete trovare tutto quello che vi serve sapere su DUL andando alla sua Pagina Facebook, mentre il link per l’acquisto è QUI


Alessandro Giampaoletti
Alessandro Giampaoletti

Se volete sapere il nome dell’artista che ha disegnato l’illustrazione che compare come immagine di apertura di questo blog, potete trovarlo – insieme a quello di TUTTI gli altri autori che hanno partecipato nel passato –  nell’apposita PAGINA dedicata agli omaggi a L110P, così come in apposite pagine potete trovare TUTTE LE RECENSIONI, e le SEGNALAZIONI di fumetti non ancora recensiti ma comunque degni di nota.

8 pensieri su “Pillola trentadue: “Da una lapide” vol. 1- 2- 3, di Ramadoro/Giulietti & (al momento) 24 AA.VV.

  1. Carissimo! Ti ringrazio davvero per questa recensione così completa, dettagliata e piena di spunti di riflessione! Grazie per i mille complimenti e per aver comunque tenuto una critica oggettiva anche sui punti deboli del progetto (con cui concordo in pieno e che sia io che Lorenzo abbiamo notato e discusso e che elimineremo in un possibile futuro progetto simile a questo). DUL (anche noi lo chiamiamo così) ha aiutato anche Lorenzo e me a crescere (lui per migliorare la sua scrittura, io per imparare cose essenziali sulla prestampa). Grazie davvero! =D

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  2. Una splendida recensione. Sia nei contenuti che nella forma. L’ho studiata con estrema attenzione, evidenziando le parti più interessanti (queste erano così tante che ho dovuto sottolineare ciascun elemento in modo da avere una visione chiara di ogni punto).
    Una relazione complessa e dettagliata che ha colto tutti gli aspetti essenziali della storia e del progetto con un trasporto attentamente vagliato. Lo stesso dicasi per i punti di debolezza su cui stiamo lavorando. In effetti ritengo “Giara” nettamente migliore degli altri, per semplicità, compattezza e dinamicità di situazioni e dialoghi. Ma cercheremo di migliorarci.

    Ho molto gradito il paragone con il tuo blog L110P e mi auguro che questo progetto, nato per caso, possa davvero essere una spinta propulsiva per gli artisti con cui abbiamo collaborato. Se non altro possiamo vantarci di aver fatto un’ottima selezione: alcuni dei 33 artisti coinvolti, infatti, si stanno avviando ad una carriera professionale.

    A tale scopo terrei a ringraziare anche i PRIMI ARTISTI DEL VOLUME “PROTOTIPO” (il quale presenta la stessa storia de “Le Origini”). Loro sono stati l’innesco del progetto permettendoci di chiarire le sue caratteristiche. Purtroppo la scarsa esperienza, mia e di Federica, ci ha portato a dare linee guida poco chiare finendo per risultare troppo illustrativo e statico. Invito quindi tutti coloro che hanno gradito il progetto a visitare anche la pagina del blog dedicata a tale volume https://lorerama.wordpress.com/collaboration/vol-0/, se non altro per rendere merito a questi artisti.

    Aggiungo che dal mio punto di vista di autore testi, ho goduto del privilegio di vedere ogni mio personaggio e luogo, rimodellato dai vari artisti. In alcuni casi sono stati loro a creare dettagli che definissero personaggi presenti in più storie (capelli, abbigliamento, e altro). Le idee e i consigli di tutti, assieme a quelli di Federica (vera anima del progetto), mi hanno permesso di rendere Giara identificabile a colpo d’occhio indipendentemente dallo stile.
    Grazie!

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    1. Grazie del commento lungo ed esaustivo. Il vostro progetto era già vincente nelle premesse – con l’idea di essere un supporto (quantomai necessario!) per i giovani autori; ma vedere che esso è stato creato anche con cura, sicurezza, serietà e con in mente un’idea ben precisa è stato un ulteriore motivo di soddisfazione, e ha certamente aumentato il piacere della lettura.
      Prodotti come DUL sono sempre utili, il paragone con il mio blog d’obbligo; per cui la mia speranza è che questo sia solo l’inizio.

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    1. Esattamente,
      uno degli elementi che hanno ispirato “Da una Lapide” è “Full Metal Alchimist”, in particolare la prima serie (non Brotherhood). .
      Lo cito durante le presentazioni, quando me ne ricordo…
      Va chiarito però che pur essendo i risultati dell’Alchimia simili, partono da concezioni diverse. Ad esempio io non parlo mai di cerchi alchemici. E se alcuni disegnatori li hanno usati nel fumetto è solo per una loro libera interpretazione del testo.
      La mia Alchimia deriva dal multiverso che io stesso ho forgiato nel corso di vari romanzi e racconti. Di fatti, tutti le mie storie si ricollegano fra essi e spesso capita che personaggi del fumetto come Giara derivino da scritti precedenti.
      L’universo di “Da una Lapide”, non è che uno dei tanti di questo multiverso e come tale subisce le influenza di personaggi capaci di spostarsi tra di essi, come Giara o Santa.

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