Pillola quaranta : “The Crossing”, di Cuffari & Ponnusamy/Blue

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The Crossing è un web comic italiano a tema supereroistico, scritto e disegnato da Salvatore Cuffari, che ho scoperto per caso girando per la rete. E’ disponibile su internet nella sua PAGINA WEB, nella quale è possibile reperire il numero zero di 8 pagine, il numero 1 (di 27), e una buona parte del numero 2.

The Crossing è un fumetto semplice, ben fatto, ben disegnato e curato con professionalità,
che pur senza rinunciare agli elementi più classici del genere supereroistico, riesce a fonderli con una sensibilità italiana e con la personalità del suo autore, che spicca notevolmente. TC non è un Watchmen (e credo che neppure pretenda di esserlo!), ma è una lettura piacevole e piena di ritmo che migliora di pagina in pagina, e che mi sento di definire un ottimo tentativo di affrontare quel certo tipo di fumetto: Cuffari, evidentemente, di serie Marvel e DC ne ha lette tante, visto che sembra muoversi con perfetta padronanza all’interno del media, ma questo non gli sta impedendo, a quanto pare, di aggiungere “del suo” alla miscela, creando un prodotto che credo si distingua dalla folla dei classici “imitatori”.

Ma iniziamo la recensione esaminando la storia: il classico Tizio Qualunque (Mark Bowen) riceve di punto in bianco dei poteri cosmici da parte di una non ben identificata entità cosmico-Galactusiana, e senza porsi troppi problemi si riqualifica istantaneamente come supereroe.

(NOTA: E’ una classica premessa dei comics USA: una persona riceve dei poteri e l’attimo dopo eccola sfrecciare in cielo, fare le ronde e autonominarsi difensore del bene senza il minimo dubbio, il minimo ripensamento, la minima progettazione e la minima esitazione. Niente di strano: moltissimi fumetti americani sono fatti così; mi pare comunque che – sia lì che qui – il salto logico sia un po’ troppo lungo, quasi scontato. Certo,il protagonista vive in un mondo nel quale le persone con superpoteri sono una realtà, per cui qualche passaggio si può logicamente saltare, ma forse approfondire un po’ di più questa parte non avrebbe guastato. Personalmente, mi sarebbe piaciuto capire meglio le motivazioni di Mark, i suoi obiettivi, il suo personale percorso alla ricerca di un’identità da supereroe.

Riconosco però che era altrettanto necessario far partire subito la storia, e che certi elementi si possono benissimo approfondire in seguito, dando maggior spessore a quello che si è già letto. Quindi spero sarà così.. FINE NOTA)

Il classico Tizio Qualunque
Mark: il classico Tizio Qualunque

Ma andiamo avanti: l’entità che il nostro eroe ha incontrato gli rivela che dovrà combattere contro cattivoni che minacciano il mondo; ma… ecco uno spunto davvero interessante: il suo nemico peggiore non sarà il solito tizio al quale è caduta in testa una betoniera radioattiva, o che è stato morso da un bradipo mutante, bensì un essere che proviene da una storia mai completata. Infatti, nel mondo di finzione messo in piedi da Cuffari, ogni storia non completata disperde nell’etere il potere della creazione, che in effetti è un POTERE nel vero senso della parola. Incompleto, stagnante, abbandonato e quindi incapace di portare a qualcosa. Ma, se posto nelle mani sbagliate, in grado di provocare enormi guai.

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L’epico Galakt… ehm, no, volevo dire Ozak.

E’ facile immaginare dietro questi discorsi un impianto meta-narrativo e meta-fumettistico, con gli Dei cosmici di The Crossing che rappresentano in pratica i nostri scrittori, artisti etc etc; e l’idea che ne deriva è  molto interessante, mi pare anche abbastanza inedita (a parte le varie gag e prese in giro riguardo i fumetti e la continuityideate ai tempi dei tempida John Byrne) per i fumetti di supereroi, originale e potenzialmente sfruttabile in modi MOLTO eleganti. L’ipotesi che un Dio/Scrittore abbia creato vari mondi/fumetti ma non li abbia portati a termine, e che tali mondi aleggino in uno stato indefinito, colmi di un potere creativo abbandonato a se stesso, è davvero buona, nelle mani giuste può dare molto, e può essere usata per parlare con intelligenza di fumetto, di arte, di supereroi e di potere.

Ricordo un vecchio romanzo russo che usava un concetto vagamente simile: uno scienziato inventava una macchina capace di estrarre ogni molecola di energia dagli oggetti, consumandoli totalmente. Ma siccome secondo la Bibbia “Dio è in ogni cosa”, quello che restava era appunto il potere di Dio, libero dai vincoli della materia, il quale si diffondeva nella Russia antireligiosa con clamorosi effetti collaterali.

Il romanzo era molto bello, e anche questo fumetto potrebbe esserlo altrettanto se saprà sfruttare bene questa intuizione. Anzi, se non lo sta già facendo consiglio al suo autore di non usarla come semplice pretesto narrativo, ma di rifletterci sopra, in un secondo tempo, cercando di metterne in luce le varie potenzialità.

Comunque, tornando alla trama: il Tizio Qualunque accetta i poteri, e in un batter d’occhio lo ritroviamo supereroe novizio a tutti gli effetti. Forse, come accennavo prima, qui il “battito” è stato troppo veloce, di quello che succede tra il conferimento dei poteri e l’inizio della carriera supereroistica del nostro eroe non ci viene detto nulla; ma in ogni caso ci pare di capire che Mark sembra passarsela molto bene. Fortunatamente, è dotato anche di una buona dose di ironia (e autoironia) alla Peter Parker, il che non guasta mai.

Da qui inizia la storia vera e propria, che è ben condotta, ben scritta, e si legge volentieri…. ma che non riassumerò, per non fare inutili spoiler. Quello che invece devo assolutamente far notare è la presenza in questo fumetto di avversari o comprimari davvero disparati e inattesi: si inizia con una classica Justice League rimanipolata (con tanto di omaggio al BWHA-AH-AH-AH-AH! che i lettori di Giffen & DeMatteis di certo riconosceranno)… e fino a qui tutto bene, i fumetti supereroistici “revisionisti” sono pieni di cloni di personaggi famosi… ma ecco che Cuffari alza subito il tiro, e sposta il suo mirino in direzioni davvero inedite facendo entrare in scena addirittura un clone di Marshall Bravestarr (titolare di una serie TV e una linea di giocattoli della fine degli anni ’80), un clone del famoso Skeletor… e poi addirittura un pianeta INFINITIA, popolato da HE-MAN e dagli altri Masters. 

Il possente Skelet... no, volevo dire Skullface
Il possente Skelet… no, volevo dire Skullface

Scelta davvero divertente, ironica e inedita quella di contaminare il fumetto con i “giocattoli”, un altro segno di personalità, che ho trovato davvero divertente e azzeccata. Questo anche per il fatto che non è forzatamente originale, ma si inserisce senza troppo clamore in un filone che ha già le sue regole, e nel quale ricercare a tutti i costi un’assoluta originalità credo sarebbe controproducente. Cuffari, che ben lo sa, compie quindi un’operazione che assomiglia a una “via di mezzo”, ma che proprio per questo risulta vincente: egli sa che un certo tipo di comics ha delle regole, e decide di non distruggerle o snobbarle, ma le tiene ben presente, contaminandole però con altri elementi in maniera personale e non forzata. Bel lavoro, che poi è uno dei motivi per i quali la serie risulta vincente in questo suo tentativo di “imitazione”.

Lo stile, come ho già detto, è quello classico dei fumetti USA. Riprende dalla JLA degli anni ’80 i temi urbani e la visione molto umana del supereroe, e dai fumetti Marvel, l’Uomo Ragno su tutti, la visione dell’eroe che con coraggio e ironia combatte la sua battaglia quotidiana, fatta di supercattivi ma anche di problemi molto più semplici e quotidiani. A tutto questo aggiunge anche un’ottimo uso dell’umorismo, che rende più interessanti trama e personaggi, e non manca neppure una sorta di  J. Jonah Jameson/ Lex Luthor… ridotto però a uno stereotipo culturale in un modo che ho trovato  eccessivo: il personaggio è un misogino talmente esagerato che neppure Hitler avrebbe approvato le sue idee.

Lo spocchioso Luthor/James.. anzi no, volevo dire il signor Windsor.
Lo spocchioso J. Jonah. James.. anzi no, volevo dire il signor Windsor.

Ovviamente è ancora presto per vedere dove andrà a finire questo fumetto, ma dal punto di vista della qualità direi che ci siamo. Certo, non siamo di fronte a un capolavoro o a un prodotto di enorme impatto, lo abbiamo detto, ma se confrontiamo The Crossing con i classici tentativi italiani di imitare lo stile e i temi dei comics USA (mi riferisco in particolare a certe miniserie uscite da noi negli anni ’90) direi che il passo avanti c’è stato, ed è stato forte. Leggendo The Crossing sembra proprio che la lezione proveniente da oltreoceano sia stata assimilata e riprodotta con cognizione di causa e talento.

Certo, ci potrebbe essere anche chi dirà che questo è più un bene che un male, e che gli autori italiani – figli e nipoti artistici di fumettisti di grande rispetto – dovrebbero rimanere nel solco della nostra tradizione invece di ricopiare i concetti di altri… ma questa è una considerazione che forse non ha neppure senso di esistere. Chi più e chi meno, tutti gli autori hanno preso spunto dalle cose che amavano, cercando di riprodurle nel modo migliore per poi trovare un loro stile personale; per cui non vedo un gran “peccato” in creare prodotti del genere.

Se una critica si vuol fare, al limite, è il fatto che ai fumettisti italiani sempre più spesso vengono dati punti di riferimento esteri, mentre la scena nostrana è lasciata in disparte, poco considerata. Un Toriyama, un Oda, un Jim Lee, un Miller, sono nati e cresciuti prima di tutto con i LORO fumetti, quelli appartenenti alla scena artistica del loro paese di provenienza, e prendendo spunto da quelli hanno contribuito a far progredire la LORO storia fumettistica. Mentre quello che in alcuni casi stanno facendo i nostri autori, in barba al melting pot a volte citato in causa, è solamente portare avanti il discorso artistico ESTERO. Ma vabbeh, l’argomento è lungo e complesso. L’importante, al momento, è sapere che c’è.

La cover del numero due, nel quale apparirà He-Ma...no, volevo dire... non lo so, non l'ho ancora letto.
La cover del numero due, nel quale appare He-Ma…ehm, ARIN, volevo dire.

Tornando a The Crossing resta poco altro da aggiungere. Il disegno è buono, a tratti molto buono. Ci sono, è vero, dei momenti poco ispirati nelle prima pagine, soprattutto legati a una gestione un po’ anonima di alcuni sfondi, solitamente più curati nei fumetti che l’autore ha preso come punto di riferimento. Ma in generale il lavoro è ben realizzato, i personaggi e le scene d’azione sono valide e d’impatto, e il secondo numero pare davvero essere molto più solido e corretto, a dimostrazione di un grande e continuo passo avanti da parte del suo autore. Cuffari, inoltre, sa come rendere epici i suoi personaggi, soprattutto nelle belle splash page dedicate a loro. E anche i colori, frutto di due autori stranieri, sono ottimi.

la BELLISSIMA prima apparizione di He-Ma... ehm, di coso, lì.
la BELLISSIMA prima apparizione di He-Ma… ehm, di coso, lì.

I dialoghi sono interessanti e mai forzati, le didascalie sono usate con coscienza di causa, e come ho già detto c’è un buon uso dell’ironia che smitizza certi luoghi comuni ed evita che ci si prenda troppo sul serio. Bello anche il numero zero, con quell’aria da fumetto Marvel della “golden age”.

Cosa non mi è piaciuto molto? Le simpatiche – anche se non sempre convincenti – tavole nelle quale si ripete sempre la stessa vignetta: sono salvate dai dialoghi, ma a me danno una lieve impressione di “devo fare in fretta” che, vera o no, non riesco ad apprezzare molto. Una tavola disegnata in questo modo va bene (funzionale in questo senso la scena del bagno con la scomparsa/riapparizione dell’eroe), ma quando la cosa inizia a ripetersi il trucco diventa troppo scoperto, e l’effetto novità scompare per lasciare solo un monotono senso di deja vu. Fortunatamente, però, anche in questo caso tale scelta stilistica pare essere stata solo una sperimentazione iniziale che Cuffari ha già abbandonato, precisando e migliorando il proprio segno. Basta leggere il secondo numero di Crossing per rendersene conto.

Un’altra cosa positiva da citare assolutamente, e che mi è parsa “tutta italiana”, è il fatto che il protagonista (bianco) è fidanzato con una donna di colore, la quale ha pure un figlio. In America, dove nei film vige una sorta di “Quota Nera”, grazie alle quale i registi hanno infilato dei neri addirittura tra gli elfi o ad Asgard (e scambiano queste assurdità per un simbolo di parità sociale), cose del genere accadono molto, molto di rado. I bianchi di solito si fidanzano coi bianchi, e nessuno ha figli di secondo letto. O mi sbaglio? L’unica eccezione che mi viene in mente è Luke Cage, sposato con una donna bianca. Comunque, un punto in più a Cuffari. A volte, basta davvero poco per fare la differenza.

Anche se ironico, TC sa essere un fumetto serio, quando ce n'è bisogno.
Anche se ironico, TC sa essere un fumetto serio, quando ce n’è bisogno.

In definitiva, The Crossing è un fumetto che si lascia leggere facilmente, che sa giocare in modo molto puntuale tutte le sue carte e che è una miniera di citazioni per gli appassionati del genere. Intrattiene e diverte, è serio quando serve, contiene degli spunti personali, promette bene per il futuro, ha un tema di fondo che può portare a molte riflessioni meta-narrative e sicuramente sarà apprezzato dai fans dei comics, sempre che riescano a togliersi quella puzzetta sotto al naso (anche se a volte giustificata) che hanno quando gli si presentano supereroi italiani.

Visto il risultato, e la sicurezza con la quale Salvatore Cuffari è riuscito a prendere in mano il genere USA, direi che è il caso di iniziare a diventare un po’ meno diffidenti. Certo, è ormai assodato che noi NON SIAMO americani, e NON LO SAREMO MAI. Ma, come via di mezzo, questo fumetto funziona egregiamente, e aspira a creare una “via italiana” al genere supereroistico che amerei proprio vedere.

Ecco a voi Marshal Bravest... no, volevo dire "lo stramboide vestito da cow boy"
Ecco a voi Marshal Bravest… no, volevo dire “lo stramboide vestito da cow boy”

THE CROSSING si presenta come un fumetto classico ma moderno allo stesso tempo, di quelli che partono da un impianto narrativo pieno di nostalgia e di amore per il fumetto USA più famoso, ma che riescono a contaminarlo con iniezioni di personalità e con trovate originali e attuali. Disegni e colori, poi, sembrano via via migliorare, così come migliora la solidità narrativa dell’autore. Francamente, da un prodotto del genere, non si può proprio chiedere di più.

Complimenti all’autore! 


UN PREGIO: professionale, promettente e divertente. Ottima l’idea del “potere delle storie incomplete
UN DIFETTO: qualche imprecisione/semplificazione iniziale nei disegni e nella trama.
CHI COSA COME: The Crossing“, webcomic supereroistico di Salvatore Cuffari (testo e disegni) e Chandran Ponnusamy/ Zhao Blue (colori). Disponibile per la lettura a QUESTA pagina, ma acquistabile anche in edizione digitale o cartacea QUI


Se volete sapere il nome dell’artista che ha disegnato l’illustrazione che compare come immagine di apertura di questo blog, potete trovarlo – insieme a quello di TUTTI gli altri autori che hanno partecipato nel passato –  nell’apposita PAGINA dedicata agli omaggi a L110P, così come in apposite pagine potete trovare TUTTE LE RECENSIONI, e le SEGNALAZIONI di fumetti non ancora recensiti ma comunque degni di nota.

2 pensieri su “Pillola quaranta : “The Crossing”, di Cuffari & Ponnusamy/Blue

  1. Peccato che questo fumetto sia rimasto (esattamente come le storie di cui tratta) incompiuto. Ogni tanto lo riprendo e lo riaccarezzo…mi piacerebbe davvero tanto dargli la conclusione che avevo immaginato ma gli impegni (artistici) quotidiani ed i costi di fare un’autoproduzione fatta bene alla fine hanno avuto la meglio…

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