Pillola 46Bis: “24 ore comics 2016”

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Ma è già passato un anno? Ah, no, solo pochi mesi. Ma eccoci di nuovo qui con una 24 ORE COMICS, manifestazione che sfida autori professionisti o aspiranti a creare un fumetto completo di 24 pagine in sole 24 ore.
In occasione dell’edizione precedente, svoltasi a Settembre 2015, colpito dalla qualità degli elaborati, mi ero preso la briga di recensirli TUTTI (potete trovare il mio articolo QUI), e lo stesso ho fatto in questa occasione. Impresa titanica (me lo dico da solo), dato che all’ultimo conteggio le opere partecipanti sono risultate ben QUARANTACINQUE.

L’articolo che ne è uscito è -conseguentemente – lungo e poco esaustivo: per parlare di tutti ho cercato di non dilungarmi, anche perchè altrimenti non ce l’avrei mai fatta (ovviamente se qualche autore volesse scambiare un’opinione inpiù è libero di contattarmi); e non starò a dilungarmi nemmeno qui. Dirò solo che la partecipazione è stata massiccia e straordinaria, ho trovato liete conferme, sorprese inaspettate, ipotesi confermate, e in generale tanta buona volontà e tante buone capacità artistiche. Sul quanto sia utile per i giovani autori partecipare a un progetto come questo non mi dlungo, perchè l’ho già fatto nell’occasione precedente e perchè dovrebbe essere chiaro a tutti e immediatamente: avere delle scadenze (anche se queste sono leggermente… folli) è un ottimo modo per imparare a essere professionali, a non perdersi in stupidaggini e a dare il meglio di sè. Cioè, pensateci: un fumetto completo di 24 pagine fatto in UN GIORNO. Sono cose che danno da pensare, eh?

Complimenti a tutti i partecipanti: tra voi non ho trovato nessuno che non meritasse di essere citato. Avete vinto anche solo per il fatto di essere qui, e state certi che terrò d’occhio quelli di voi che ritengo migliori.

E adesso iniziamo con le recensioni, in rigoroso ordine caotico.


IL FUMETTO A CASO (etc), di Andrea Brivio: in un passato non molto remoto, fumetti disegnati in questo modo (un po’ come oggi accade con i diritti delle coppie gay) non avrebbero avuto il “diritto” di esistere. Troppo “disegnati male”, troppo fuori dalle regole tecniche, troppo scombinati. Ma se è vero, VERISSIMO, che senza regole, senza bravura, non si va da nessuna parte, è altrettanto vero che qualsiasi fumetto di qualsiasi autore che si impegni per fare qualcosa di carino… è prima di tutto una chance in più di leggere un prodotto che può rivelarsi carino. “Fumetto a caso”, non a caso, è un diretto esponente di questo mio pensiero: è realizzato “a caso”, con disegni elementari, diciamo, e con un lettering talmente pasticciato che si fatica a comprenderlo (ma due minuti in più per aggiustare il testo non si potevano trovare? poi non vi lamentate se non avete lettori!). La storia inizia a cavolo, con dromedari e sogni e Freud. Ma poi, con il passare delle pagine, qualcosa “accade”, e quello che troviamo alla fine è un prodotto a suo modo dignitoso, coerente, efficace e più concreto e complesso di quanto appariva all’inizio. Avrei tolto la pagina di spiegazione finale, in quanto il testo si commenta da solo senza bisogno di “aiuti”, ma a parte questo – e a parte le ovvie pecche – devo dire che mi aspettavo molto poco, ma ho avuto qualcosa di valido in cambio. Avete visto che ho ragione io? Un’altra occasione di leggere una bella storia. Bel tentativo.  

POMIDORO, di Chiara Zuliani: ottimo l’inizio, ottimo lo svolgimento, ottima la protagonista, ottimo il finale. In una parola, ottima. La storia di una principessa non perfetta (come tantissime principesse che vivono tra noi tutti i giorni!) e della sua lotta contro un drago tanto reale quanto metaforico. Amore, tradizione, libertà si rincorrono tra le vignette, alla ricerca di una soluzione che non è scontata né consolatoria, ma proprio per questo di grande valore. Gran lavoro da parte di un’autrice di gran talento.

MEL, di Marika Michelazzi: “Mel” usa un setting comune a molti autori di oggi, cioè quello delle fiabe, per narrare un racconto valido negli spunti comici e nelle idee di fondo, dallo stile bello e dalla forte protagonista femminile, coinvolta in un’avventura “quotidiana” di stampo Disneyano ma che non ha niente da invidiare ai film d’animazione. Simpatiche citazioni e un bel disegno arricchiscono una storia di sentimenti e natura umana davvero azzeccata. Brava!

NEL DESERTO…, di Patrizia Littlesat: Poche pagine per una storia in stile giapponese, semplicissima nelle sue 6 pagine ma con qualche sprazzo di stile che fa ben sperare. Quello che si vede è poco, ma fa ben sperare per il futuro.

TAINTED LOVE, di Connie Daidone: graziosissima storia che parla d’amore da romanzo, di ragazze non proprio sveglie, di sorelle protettive e dei danni che romanzi come Twilight hanno perpetrato alla mente di giovani fanciulle eccessivamente zuccherose, impressionabili e non troppo sveglie (sarà un caso che la protagonista è bionda?). “Tainted love” è un fumetto disegnato in modo davvero gradevole, ben scritto, divertente, piacevole da leggere e con tanto di finale inaspettato; un’opera davvero ben fatta, che con l’uso di una sincera e acuta ironia prende un po’ in giro la moda dei Paranormal Romance. Bel lavoro, molto professionale!

RE MENDELEEV E I CAVALIERI DELLA TAVOLA PERIODICA, di Morgoroth: grazioso, gradevole e divertente, è un fumetto che centra il bersaglio dimostrandosi adatto al suo scopo. I cavalieri della tavola periodica -che altro non sono che gli elementi della suddetta tavola – sono personaggini interessanti, e impegnati in una trama che non fatica a essere divertente, è coerente, è ben sviluppata (anche  se Albus Silente salta fuori davvero dal nulla, forse TROPPO dal nulla, nel suo ruolo di deus ex machina; e anche se ci si poteva sforzare un pelino in più nel metodo di sconfitta del cattivo, preso pari pari da…) e si fa leggere con sincero piacere. Bel risultato, che mi ha divertito più di quanto mi aspettassi, a dimostrazione del fatto che se si ha un’idea semplice ma efficace e la si riesce a sfruttare con gusto si possono ottenere bei risultati. 

AMNESIA, di Giulia Adragna: ahimé, storia non finita, ma di ottima resa grafica e buon potenziale. Molto bello lo stile e l’uso del colore, realizzate benissimo la protagonista e la sua confusione (data dal fatto che ha perso la memoria dopo un imprecisato incidente), ottime le prime 2 tavole, che rendono perfettamente (e senza ALCUN dialogo) il senso di attesa. Una storia come questa, potenzialmente prevedibile, merita uno sviluppo e soprattutto un finale all’altezza, ma già da ora è altamente consigliabile per gusto, tecnica, talento, e per il piacere di vedere una Adragna che ha sperimentato, allontanandosi dal suo solito stile per adottarne uno “linea chiara” davvero valido. Bel lavoro, che amerei veder terminato.

LA GIORNATA DI BROWSER, di RickyMario: penalizzato da tavole poco leggibili, con dialoghi scritti a mano e talmente piccoli di risultare quasi incomprensibili (peccato!) giunge una storia di acuti peccati mediatici, con protagonista Browser alias Bowser, cattivo per antonomasia dei videogames di SuperMario, qui alla prese con un tentativo di dominazione del mondo per via informatica/digitale. Sicuramente un fumetto per “iniziati”, pieno di riferimenti tematici, e non esattamente perfetto in quanto a stile e composizione, mostra comunque un vasto gruppo di personaggi che l’autore dimostra di conoscere bene e di saper far muovere, in una storia semplice ma sensata. Per addetti ai lavori, direi.

KRYO, di Paola Loi è potenzialmente interessante per più di un motivo. E’ una sorta di fantasy “sardo”, o che comunque da certi elementi tipici della Sardegna prende spunto, e questa è un’ottima cosa (perchè ambientare le saghe fantastiche sempre in panorami internazionali e stereotipati?); ha una storia ricca (seppure di impianto classico), alcuni personaggi convincenti e dei bei dialoghi. Pecca però nella composizione (troppi elementi rispetto alle pagine a disposizione, troppo uso della “cesura” per passare da una scena all’altra, col risultato che molte parti della storia rimangono semplicemente tagliate fuori) e un finale che semplicemente non lo è: la trama si ferma sul più bello,e amen. Visto il tempo e il conteggio di pagine predefinito sarebbe forse stato più utile concentrarsi su una storia più semplice, adatta alle 24 pagine, e non a un racconto così complesso ed epico, pieno di troppi personaggi spesso non presentati e difficili da inquadrare, ma in ogni caso gli spunti intravisti non sono poi male (anche se non ho capito bene cosa sia questa Sinfonia, chi sia il Pater etc etc…). Autrice promettente, e lo si vede da come ha saputo gestire e dialogare alcuni punti (ad es. quello con la sirena): se avesse avuto a disposizione più spazio e più tempo credo avrebbe fatto un bel lavoro.

24 MESI  – Addio Darwin, di Federica Messina: Federica Messina compie qui…. rullo di tamburi… il peggior errore che può fare un autore che si cimenta in un contest (e qui vedo le orecchie dell’autrice che si abbassano fino a terra, ahahaha). Qual’è questo peggior errore? Semplice: il parlare in senso metanarrativo e autoreferenziale del TEMA stesso del contest, che in parole povere significa parlare di se stessi mentre si è alla disperata ricerca di una storia da scrivere. Questo, cari amici vicini e lontani, NON E’ partecipare a un concorso, bensì cercare di aggirarlo parlando del contest stesso, e di fatto NON RACCONTARE NULLA.
E’ un tipo di errore che vedo fare spesso, a intervalli regolari (anche l’anno scorso, nell’edizione precedente di questa manifestazione, ci fu qualcuno che fece la stessa cosa), e di solito non è mai un buon modo per vincere un contest. Se io giurato ti chiedo di parlare di banane e della loro bontà, e tu mi mostri te stesso che ti chiedi come puoi scrivere della bontà delle banane… mi hai dato quello che volevo? Ovviamente no. quindi anche se la tua storia è bellissima non posso in coscienza farti vincere (anche se in questo caso ovviamente non si vinceva nulla, io parlo in senso generico).
Aspiranti autori dunque prendete nota: nei contest MAI essere autoreferenziali e metanarrativi.
MA, a questo punto, c’è un MA grosso come una casa
, e cioè questo: il fumetto è autofer. e metanat.; MA essendo Federica una gran brava fumettista, il risultato è comunque – se estrapolato dal contest stesso – un’ottima storia ricca di invenzioni divertenti, di ottimi personaggi molto ben caratterizzati, di una comicità esplosiva e dirompente che è elemento tipico della sua autrice, una trama coerente e un finale surrealmente divertente. La lotta della protagonista per trovare la sua storia, comprese distrazioni e slanci emotivi, è valida e ricca di empatia, e i personaggi di contorno hanno ognuno una loro personalità ben descritta ed efficace. Paradossalmente, 24 MESI ha il pregio di introdurre con grande abilità i personaggi del fumetto che Federica sta creando in questi, mesi, e cioè Addio Darwin, e dunque – da questo punto di vista – è perfettamente riuscito.
Le tavole oltretutto sono di grande qualità (in sole 24 ore!), il segno grafico molto efficace, la protagonista (lo ripeto) amabilissima nel suo essere estrema in tutto (ritratto della sua autrice?). Per cui se c’è una cosa che questo fumetto ha ribadito con forza è sicuramente il talento della Messina, davvero limpido e fresco. Ottimo lavoro.

IL VELENO DI GIOMBO, di Kirzap: storia di caramelle che vivono per farsi mangiare, e di una caramella gommosa che invece è velenosa e non trova nessuno disposto a gustarsela, “il veleno di giombo” è un piccolo racconto che non manca di bei momenti, di bei colori, di bei disegni e di una storia piacevole dal finale agrodolce (strano, parlando di caramelle…) che però non stona affatto, ma anzi offre qualche punto in più a tutta l’opera. Semplice ma non poi così tanto, valida nello sviluppo, “Giombo” è un prodotto che ho apprezzato pur nella sua imprecisione, e del quale credo il suo autore dovrebbe essere soddisfatto. PS: però si scrive “sceneggiatura”, e non “scenografia”!

FILOCCHIO, di Bar Toletta: inizia bene, si perde via via. La storia – sebbene in potenza interessante – si perde in ghirigori di logica non sempre sviluppati, azzeccati nelle basi ma un po’ incerti negli sviluppi, forse per la fretta. Eppure il concetto di un burattinaio che vede le sue origini direttamente dal mondo delle fiabe e che è sopravvissuto fino ad oggi entrando, diciamo, nel mondo reale grazie a una certa immortalità e al potere di controllare gli altri è un concetto interessante che poteva essere sviluppato in modo proficuo (ad esempio, perchè – viste le premesse – il burattinaio non usa i suoi fili per “incastrare” gente ricca trasformandola in suoi schiavi? E se i burattini sono schiavi, come mai di punto in bianco sono capaci di ribellarsi? Comunque, la storia è completa e sviluppata bene. Un buon tentativo.

THE SNOWMAN, di Francesco Bruno: fumetto che fa di necessità virtù, lavorando per sottrazione invece che per addizione (strisce tutte uguali, pupazzo sempre uguale, bianco su tutto, pochi elementi di contorno) e che dunque riesce a portare a casa il risultato senza troppa fatica (non lo dico come critica ma per descrivere il metodo di lavoro). La storia è un po’ troppo tenue, si dilunga in maniera eccessiva nella prima parte, composta di gag sobrie e non eccessivamente potenti, alcune troppo dilatate quasi come a voler occupare spazio, altre più azzeccate e ricche (le riflessioni sulla vita del pupazzo erano, secondo me, il vero obiettivo sul quale puntare, far vedere l’evoluzione della sua breve vita dalla prima neve attraverso le feste fino a primavera e al disgelo: sarebbe stato un tema che avrebbe potuto offrire contenuti e riflessioni interessanti). C’è un miglioramento nella seconda parte, con l’introduzione del secondo personaggio, e un finale forse prevedibile ma coerente e azzeccato. Lavoro nel complesso sufficiente.

CHOUKO-SAMA, di Francesco Spirli e Sonja Mannone: ho trovato interessante il tentativo, promettente il concetto, e valida la rievocazione della mitologia nipponica, ma devo dire di non essere riuscito a decifrare la storia. Narrazione deframmentata tipica dei manga ben riuscita, atmosfere efficaci anche con un disegno molto stilizzato, poco oltre il layout, ma trama non ben comprensibile. Sospendo il giudizio, sperando che magari gli autori spieghino meglio le loro scelte.

ZERO ZERO GATTO, di Lorenzo Lucidi: Semplice, efficace, divertente. usare un gatto agente segreto e un supercattivo che vuole conquistare il mondo, elementi così classici da essere abusati, può diventare un’arma a doppio taglio, ma in questo caso Lucidi riesce a cavarsi d’impiccio con una storia che intrattiene e diverte, non manca di qualche gag molto azzeccata e acuta e che si apre benissimo con le battute metanarrative sul concetto di “prologo” e “splash page”. Far ridere o quantomeno sorridere con pochi elementi a disposizione non è da tutti, ed è dunque un pregio. Lavoro gradevole e anche un po’ di più.

REALITY PRINCESS, di Chiara Bonacini e Marco Lombardo: Anche qui tema che più classico non si può (principesse da fiaba vs mondo reale) ma sviluppo elegante grazie alla personalità degli autori. E’ quello che dico sempre: non importa essere per forza originali, è essere PERSONALI la cosa importante, soprattutto per autori di fumetti alle prime opere. E questo Reality Princess centra l’obiettivo raccontando una storia semplice ma gustosa, con gradita ambientazione fantasy/italiana, con qualche critica sociale che ci sta sempre bene, delle gag azzeccate, un bello stile stilizzato (…) e uno svolgimento logico e coerente. Il fumetto è semplice ma intrattiene e diverte. Per un’opera messa in piedi in 24 ore basta e avanza.

ALLA RICERCA DELLA LAUREA CHE NON C’E’, di Davide Olianas: purtroppo ci sono solo poche tavole all’attivo, ma la storia – una satira “marinara” delle università italiane, viste come navi “galera” – pareva essere promettente, proprio perchè scritta con coscienza di causa. Chi ha frequentato “certe” università con le scomodissime panche in ghisa non può che darmi ragione. Speriamo venga terminata, perchè non è affatto da buttare!

BLOBLY LA GELATINA, di Rita Vezzoni: Blobly la gelatina è l’unica del suo mondo (di gelatine) a non avere poteri. Fortunosamente, però, si ritrova in un mondo parallelo nel quale nessuno ha i poteri (a parte una bella fragola) e dove dunque Blobly può… essere come gli altri, o forse solo rimanere mediocre senza sforzo?
Storia molto semplice, con qualche piccolo spunto interessante (lì dove si parla del fuggire dai propri problemi, o dove Blobly si rivolge direttamente al narratore sperando che migliori la sua condizione), coerente e con un finale logico, ma con una realizzazione chiaramente semplice, da autodidatta, con qualche errore di troppo nei testi. Ma va bene così, chi lo ha detto che per partecipare a contest simili bisogna essere per forza di cose dei maestri? Qui l’importante è PROPRIO partecipare, per cui ben venga chiunque decide di impegnarsi e divertirsi. Viva Blobly.

SINISTRA, di Gattuzza e Ile: “Sinistra” è una storia che prende fin da subito, grazie a dei concetti subito chiari, un’ambientazione, delle situazioni e dei personaggi che tutti possono riconoscere, e una narrazione valida ed efficace, priva di fronzoli, che va subito al sodo e riesce a rendere immediatamente interessante un tema abusato come quello dei fantasmi, facendo leva sulla curiosità del lettore e su colpi di scena ben congegnati, seppure per nulla nuovi. E’ lo stesso discorso che faccio sempre: non importa quanto sei originale, ma con quanta efficacia e personalità riesci a narrare il tema che ti sei scelto.
“Sinistra”, nonostante all’apparenza non mostri il suo valore, ci riesce in pieno, ed in questo è stata proprio una sorpresa inaspettata.
Sottilmente inquietante il fantasma, così come la scena delle 2 amichette che si tengono per mano sulla barca. Molto bene, spero che “sinistra” venga terminata e rifinita, perchè le basi ci sono tutte… ora servono solo uno svolgimento e un finale all’altezza.  Autrici, se ci siete, battete un colpo!

LA STORIA DI RIVO, di Giordano Paracini e Claudia Raidena: altra sorpresa positiva, per tecnica e stile di Claudia, a suo agio con personaggi tanto diversi dai suoi, e per la storia che parte bene (leggere di autori che non parlano necessariamente di morti e battaglie ma di cose semplici e positive come l’amicizia è sempre bello, e forse necessario di questi tempi), RISCHIA GROSSO quando comincia a sembrare una copia de “L’incolore tazaki tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” di Murakami, ma che alla fine riesce a cavarsela con sufficiente disinvoltura, con un finale coerente, adatto allo svolgimento, e pieno di spunti positivi. Quando leggo queste storie nelle quali i personaggi (in questo caso gli amici di Rivo) scelgono sempre la via più tortuosa e rischiosa per comunicare il loro messaggio (non era più semplice parlare a quattr’occhi?) qualche dubbio mi resta sempre, perchè spesso lo svolgimento decide coscientemente di eliminare qualsiasi possibile evento collaterale (insomma: nonostante il piano azzardato le cose vanno sempre e solo nella direzione prevista da chi lo inventa); ma la storia è piacevole e dal bel finale lieto. Una volta tanto, è proprio quello che ci vuole per distendere l’anima!

LA LEGGENDA DELLA RUGA, di Gettare Avanti: Parte bene, qualche spunto surreale è buono, ma in breve tempo si perde e chiude la trama in fretta e furia senza aver risolto praticamente nulla, e senza alcuna logica. Peccato, perchè qualcosa di interessante si intravede, e lo stile in certi momenti non è malaccio. In casi come questi credo che si sia messa troppa carne al fuoco all’inizio, mentre in contest come questi è ESSENZIALE programmare prima il CHI, il COSA e il COME. Trovarsi a metà di un lavoro rendendosi contro di non sapere come cavarsi d’impiccio o come chiudere tutte le porte narrative che si sono aperte è – oltre che molto difficile- davvero fastidioso per un autore; soprattutto quando in mezzo si inseriscono altre dinamiche impreviste. Comunque qualcosa di carino l’ho visto: andrà meglio la prossima volta.

QUELLA VOLTA CHE GODZILLA SCAPPO’…, di Dado: Beh, che dire… quando uno è un professionista non lo è per caso, e questa storia dell’autore di Maschera Gialla lo dimostra. E’ visivamente ottima, colorata con grazia, con dei personaggi azzeccati, una trama divertente e interessante, comicità mai forzata, colpi di scena coerenti, uno svolgimento logico, delle premesse chiare fin dall’inizio e un finale malinconicamente perfetto. “Godzilla” è la tipica storia che ci dimostra che quando si sa come utilizzare nel modo giusto il linguaggio che ci si è scelti (in questo caso il fumetto), quando si sa COME e COSA narrare, e quando si sa come ottimizzare il tempo a disposizione concentrandosi sui dettagli importanti, quello che ne viene fuori è una storia che non sfigurerebbe neppure se fosse pubblicata in questo momento. Ottima davvero, la conferma del talento di un bravo artista.

DEL PERCHE’ UNA STANZA VA PULITA PIU’ SPESSO, di XDinky: Storia valida, stile piacevole, premesse divertenti e accattivanti: se si lascia per tantissimo tempo una stanza nella sporcizia senza pulire mai, quali incredibili microcosmi possono prendere vita? Ed ecco, basta questo per dar vita a una storia ricca di inventiva e di panorami “originali”, e riempiti da creaturine che nella sporcizia hanno costruito il proprio mondo, in alcuni casi adorando il “divino” che concede loro briciole di cibo e materiali da costruzione (leggi=rifiuti). Da questo buon prologo si sviluppa una storia simpatica da leggere, che si mantiene di qualità fino alla fine, e che vede (tendenza che vedo spesso e apprezzo) un finale quasi del tutto positivo (il QUASI non lo spiego per non fare spoiler). Bel lavoro, comunque, meritevole, che grida di essere completato e fatto leggere in giro.

IL DUCOMENTARIO, di Fraffrog: scritta e disegnata da un’autrice del quale ho apprezzato i lavori, e che dimostra di sapere usare il media fumetto, “ducomentario” è purtroppo monca, consta solo di 3 pagine, per cui non possiamo fare altro che citarla per completezza. Sembra bella, comunque. Peccato, peccato.

MASHU THE VALIANT, di Psychoon: altra bella sorpresa: bei disegni, bella storia, bei dialoghi, bel messaggio, bello stile. Di tanto in tanto ci vuole qualche autore che invece di insistere su morte e distruzione (l’ho già detto e lo ripeto!) parli di cose belle come l’amicizia e l’amore. Ottima storia davvero, che non sfigurerebbe se pubblicata, e che merita di essere letta.

BLACK MOSS, di Sarah: incompleta, stupisce lì dove dal nulla appare una pistola, forse promette qualcosa di valido e forse no. Impossibile dire.

IL CORVO E LA LUCCIOLA, di Fiore Manni e Enrica Angiolini: visivamente ineccepibile e riuscitissima. Bei colori, bei disegni, bellissime atmosfere, bei flashback, elegante taglio cinematografico e bella decompressione della narrazione tipica del manga. Colorazione su toni di bianco, azzurro e rosso fatta con grande coscienza di causa, sufficiente anche da sola a rendere il fumetto prezioso. Dal punto di vista dei contenuti immagino che l’eroe debba vendicare la sua compagna (oppure moglie? amante? prostituta? Spero non sia davvero la “lucciola” del titolo, perchè la scelta dei termini “poetizzati” sarebbe banale ed errata, come se io scrivessi una storia con un Napoletano e la chiamassi “il cielo e il terrone” convinto di fare della poesia), donna che si presume uccisa dagli uomini che sta sfidando; peccato che niente all’interno della storia chiarisca in qualche modo come stanno le cose, cosa sia successo in precedenza, e il finale “negativo” ci toglie qualsiasi tipo di indicazione di compiutezza. Una storia dunque perfetta dal punto di vista visivo e di composizione, che basa tutto su atmosfere e sensazioni evocate benissimo, ma che forse avrebbe ricevuto un vantaggio dall’avere qualche elemento narrativo in più. Un diamante brillante e pieno di sfaccettature, a mio parere, ma privo di un anello grazie al quale poterselo mettere al dito.

DR&AM, di Nevisky: altra storia del tutto incompleta. La cito, non posso fare di più.

REAL LOVE, di Carla Lucesoli: Un nerd si compra una “real doll”, cioè una bambolona erotica di ultima generazione. Storia incompleta, solo abbozzata e dal lettering quasi illeggibile… eppure a me è sembrata molto promettente, sia nello stile che nei contenuti. Potrei sbagliarmi in pieno visto che ho molto pochi elementi da giudicare, eppure il fumetto mi è sembrato potenzialmente interessante. Mi piacerebbe vederlo completato, o almeno qualche pagina in più…

KITSUNE TO NEKO (La volpe e il gatto) di Kumishire: stile di disegno molto efficace ed evocativo anche se fatto in fretta, esseri mitologici giapponesi eleganti ed azzeccati, così come le atmosfere sospese tra realtà e mondo “paranormale” (molto rispettoso dell’originale nipponico, tra l’altro). La storia è semplice ma con ogni elemento al suo posto, e tenuta in piedi da personaggi interessanti e subito chiari nelle loro forze e debolezze, nel loro essere dalla parte del bene o del male, ora vittime e ora carnefici. Tra i vari tentativi di riprodurre l’immaginario giapponese che ho visto in giro in questi giorni, questo è di certo uno dei migliori, sia a livello grafico che concettuale. Senza forzature, senza luoghi comuni, ma semplicemente affidandosi a demoni ben caratterizzati e a 2 protagoniste valide, “Kitsune” si porta a casa con facilità i miei complimenti. A questo punto sarei cuorioso di vedere di più, e/o qualcosa fatto con più tempo.

THE SUPER SECRET PROJECT, di Alexa: Incompleta. C’è da lavorarci molto.

TRAME, di Ruben Tomasi: Tornando a parlare di storie che commettono errori scegliendo di essere metanarrative e autoreferenziali, ecco “Trame”, che in modo più o meno valido si muove in quegli stessi territori, salvandosi dalla “rovina” (scherzo, ovviamente) solo tramite alcuni punti azzeccati che permettono almeno un po’ di riflessione e giustificano in qualche modo il fatto che l’autore parli di sè stesso mentre partecipa alle 24HC. In questo caso abbiamo degli escamotage simpatici, anche se non del tutto chiari: Chi è Brian, che cosa rappresenta? E’ un personaggio che l’autore usa nei suoi fumetti? Ma in questo caso (e anzi in OGNI caso) andava “presentato” al lettore, in modo che ne fossero chiare le origini e lo scopo. La mia idea è che Brian sia una sorta di “alter ego” dell’autore, forse la voce della coscienza o quella dell’istinto che nega la ragione, è bizzarro, umorale e istintivo (infatti mentre il protagonista si arrovella prende le redini del racconto e si sbizzarrisce, inviandolo pure!); e in questo senso il personaggio credo sarebbe azzeccato. Ma non avendo indizi sulla sua vera natura preferisco non approfondire.
Interessante anche il passaggio tra realtà e fantasia che si fondono e confondono nel passaggio tra racconto “vero” e racconto “finto”, per una storia che si salva sul fil di lana dall’essere TROPPO autoreferenziale e riesce più o meno a giustificare la propria esistenza. Lettura piacevole, in fin dei conti.

STARFALL, di Paola Terlizzi: Bei cavalli. E disegnare cavalli è difficile, tutti gli autori di fumetti western lo sanno. E poi stop, ovviamente, perchè la storia finisce a pagina 5. Io però la cito lo stesso, tentare è sempre un successo,no? Adesso non resta solo che portare a compimento quello che è stato iniziato, e che potrebbe essere promettente. Perché sprecare un buon inizio?

TUTTI A BORDO!, di Lollol/Duccio + Mamma: come l’anno scorso, il trio (ex-duo) Lollol prende il premio per i partecipanti più giovani, credo (12 e 8 anni, alla mamma non chiedo…), e va detto che dall’anno scorso a oggi ci sono stati anche dei miglioramenti nella storia, che è simpatica, in alcuni punti davvero divertente, e dalle battute anche acute dove serve. Presente con lode anche una trama sensata (beh, più o meno visto il tipo di storia…) e un finale surreale e convincente. “Tutti a bordo” è dunque un lavoro del quale i giovani autori possono andare più che fieri, perchè è riuscito a divertirmi e a farmi arrivare fino all’ultima pagina con soddisfazione. A questo punto non posso che sperare di vederli ancora nella prossima edizione!

IL RONIN DI SHIMARUN, di Adrek Norn: uno dei pregi di un’iniziativa come la 24HC è quello di poter vedere alcuni autori di webcomics in opere DIVERSE da quelle che portano avanti di solito, a volte anche da anni. Questo accade proprio con questa storia, nella quale vediamo Norn, autore del fantasy comico Roghard, cimentarsi con una seria storia di ronin e fantasmi giapponesi. Il risultato, oltre che piacevole a vedersi (ma non sarà che a forza di fare sempre lo stesso fumetto si finisca per esprimere meno di quel che si vale?), è anche bello da leggere; e sebbene la storia sia d’impianto molto classico il risultato finale è correttissimo sia dal punto di vista grafico che narrativo. Non ci sono molti colpi di scena, e lo svolgimento è lineare, ma in fin dei conti il prodotto si fa leggere volentieri, è ben curato e denso di dialoghi che danno spessore al racconto. Un’opera professionale, dunque, che ha dimostrato una volta di più i grandi passi avanti che Norn sta facendo in questo periodo. Molto bene!

QUANDO SPIRA A TRIESTE, di Marta: ideare una storia a fumetti che ha come protagonisti le incarnazioni dei venti e mettere tra di esse “Bora”, il famoso vento forte che spira appunto a Trieste, è un’idea che già da sola merita l’applauso. Se poi a questo si unisce uno stile grafico e narrativo alla “Pollon”, disimpegnato ma non sciocco, e dei bei disegni (purtroppo solo abbozzati) il risultato non può che incuriosire e far ben sperare. Purtroppo l’autrice si è fermata subito, e del suo racconto non resta che un abbozzo. Peccato, ma mi auguro che l’idea non vada persa, e che venga sviluppata tenendo conto della sua ambientazione e con l’attenzione che merita. Sarebbe un peccato sprecarla!

LA RAGAZZA CHE PER SBAGLIO NACQUE ALTA COME UNA MONTAGNA, di Sio: che buffo vedere come, in occasioni come queste, Sio fletta DAVVERO i muscoli e si getti nel vuoto, un po’ come la protagonista della sua storia, facendo vedere parti di sé che non sempre traspaiono (soprattutto per chi non vuole vederle), e dando vita a storie lunghe, complesse, serie, malinconiche e efficaci, di quelle che colpiscono proprio perchè inaspettate (ma non troppo). LRCPSNACUM è esattamente una di queste, ed è difficile capire quali siano i suoi punti migliori, se quelli in cui si vede il solito Sio o quelli nei quali invece appare il suo “fratello gemello artistico”, l’autore sensibile e acuto che spesso viene seppellito dal pubblico sotto nugoli di risate o di critiche immotivate. Così come era accaduto l’anno scorso in questa stessa manifestazione, anche quest’anno Sio si libera dai suoi stessi cliché, da ogni possibile tormentone e luogo comune, e si “permette” di parlare anche d’altro, riuscendo a offrire ottimi risultati senza rinunciare al suo stile e alla sua gabbia a 9 vignette per pagina. Incredibile come si possano comunicare cose diametralmente opposte senza cambiare un grammo del proprio stile, eh? Soprattutto per chi non lo ritiene possibile, e giudica con superficialità un autore che più passa il tempo più si rivela capace di convincere e stupire.
Non aggiungo altro. La storia della ragazza “alta come una montagna” va semplicemente letta è giudicata per quel che è. Io posso dire solo: Bravo Sio.

L’ANGOLO BUIO, di Svet & Lilly: storia interessante, che nonostante le premesse favolistiche mi ha ricordato un film horror di qualche anno da (Dark Water, molto carino). Una donna e la sua bambina sono braccate da un cattivo molto particolare (ma vista la sua natura non sarebbe stato meglio per loro passare più tempo al sole che non sottoterra, dove una qualsiasi luce può spegnersi in ogni momento?). Prodotto simpatico, sentimentale, facile e coerente, che promette esattamente quello che mantiene.

DIPRE’, di “autore misterioso malvagio“: nonostante le premesse non proprio invitanti (“fumetto fatto a cazzo, improvvisato, non finito perchè mi sono scocciato”) la storia del normale impiegato  Andrea Diprè, che soggiogato da alieni tossici spaziali si trasforma nel folle subumano che “tutti” ora conoscono, è godibile e catafratta, non stupida come forse vuole apparire, folle al punto giusto e tutto sommato esatta nella sua rappresentazione di un “normale”caso di follia mediatica. Interessante anche nei suoi momenti più psicotropi, è folle solo in apparenza, e mostra quel tanto di sostanza necessaria a farla apparire – che il suo autore ne abbia coscienza o meno – valida e godibile. Peccato che finisca nel nulla!

LO ZUCCUPUH, di Bigio: Bigio si riconferma narratore di gran classe (ma questo già lo sapevamo) ideando un racconto di fantascienza pura che della migliore sci-fi ha tutti i pregi: premesse chiare, un mondo credibile, personaggi azzeccati (buoni e cattivi), un dilemma morale e un ritratto di un mondo e di esseri che sono il riflesso del nostro mondo e della nostra vita. Il tutto in un sobrio bianco e nero, uno stile adattissimo e una quasi totale assenza di dialoghi che dimostra come il fumetto sia non solo storia narrata, ma anche storia VISUALIZZATA. Devo dire che ho apprezzato la traduzione finale dei dialoghi, che hanno consentito di tramutare in certezza alcune mie ipotesi, ma a parte questo devo dire che la storia mi ha convinto fin dalle prime pagine e non mi ha deluso durante il suo svolgimento. Finale altrettanto azzeccato, e ambientazione curata al massimo. “Lo Zuccupuh” dimostra quanto sia importante SAPERE cosa si fa mentre lo si fa. Non c’è scampo: essere bravi è un dono, ma anche una scelta da coltivare con la tecnica. Amen.

STRINGS di Carlo Cid Lauro e Pasquale Massara: la storia parte con delle premesse un po’ “accidentate” (un cattivo che appartiene alla categoria di quelli che per ottenere qualcosa scelgono la via più complicata e piena di possibili variabili, un bassista che suona senza conoscere minimamente il suo strumento, dei pezzi di ricambio che dire introvabili è dir poco per un oggetto che invece è di uso comune) e finisce un po’ in gloria con un inno alla gentilezza, ma che comunque si fa leggere bene ed è disegnata con un bello stile. Piacevoli i personaggi principali, ottima la gag dell’antivirus, per un prodotto che avrebbe meritato più spazio e più riflessione. Tutto materiale buono, da tenere di conto e da non dimenticare!

L’UOMO INOPPORTUNO, di Andrea Calogero: Il supereroe del titolo impara a sue spese che avere superpoteri non ti mette in salvo dal ridicolo involontario, dal fallimento e dagli amori non corrisposti, e che a volte un aiuto può venire dai posti più inaspettati. Messaggio semplice e abbastanza comune, inserito in una storia che non si può dire perfetta e neppure troppo complessa nella messa in scena, ma che pure si lascia leggere facilmente e arriva al punto in crescendo, finendo meglio di quanto le premesse facessero intendere. Scrivere storie di supereroi sui generis non è impresa facile,  e anche trovare qualcosa di nuovo da dire non lo è. Bel tentativo, comunque, a volte reso migliore da tavole contenenti spunti grafici validi.

BONE, di Cristina Kokoro: ecco una storia che aspettavo con molta curiosità e speranza, opera di una fumettista che conosco da poco ma che ritengo valida. Ebbene, letta la storia posso dire che è davvero ottima, ma ottima veramente. Mix riuscitissimo di realtà (che si intuisce vera) e fantasia (credibile ed emozionante). Una storia piena di verità, atmosfera, passione, sentimento, malinconia, tristezza e fascino, dalle atmosfere vincenti e dai significati superiori. Davvero – DAVVERO – perfetta. Per me la storia migliore di questa edizione.

FUMETTO SU UN FUMETTO, di Cristina Venturi: Parte bene, metanarrativamente corre il rischio di essere banale ma più o meno se la cava, qualche battuta ironica è ben fatta e a grandi linee è efficace. Peccato che si perda un po’ per strada, perdendo pagine in inseguimenti invece di raccontare, e finendo in un nulla di fatto forse logico ma incompleto. Concetto interessante che ovviamente non è brutto di per sé ma semplicemente aveva bisogno di più tempo per essere sviluppato con coerenza ed efficacia. Buon tentativo, dunque. PS: girare le tavole sarebbe stato utile.

E chiudiamo in bellezza con FRIENDZONE, di Titania Blesh, autrice che già nell’edizione precedente avevo lodato per la sua storia dedicata al tema della depressione. In questo caso, e mostrando continui passi avanti, Titania si pone un obiettivo altrettanto ambizioso, parlando della famosa o famigerata “friendzone” ma dalla parte di chi “rifiuta” le avance degli amici, e che secondo la rete è sempre da odiare, deridere e condannare; e la protagonista del suo fumetto si trova appunto in questa scottante situazione, nel ruolo di “crudele e cattiva”, condannata senza appello tramite i post in rete. Tema scottante, difficile, complesso, che ancora una volta rende onore a Titania e al suo desiderio di usare le 24ore non come momento di disimpegno ma al contrario per impegnarsi ancora di più. Tanto di cappello a così tanti sforzi, e tanto rispetto per le idee esposte nella storia: il trattare temi così VERI, così importanti, è un’altra cosa della quale il pubblico – che lo sappia o meno – ha grande necessità. Brava Titania: la tua storia è un’altra di quelle che non lasceranno indifferenti i suoi lettori.

E con questo abbiamo finito. Come detto all’inizio l’articolo è di certo imperfetto, pieno di errori e poco esaustivo, ma in onore di questa bella manifestazione è stato scritto in un’unica sessione, senza ripensamenti o correzioni. Rinnovo i miei complimenti a tutti i fumettisti che hanno partecipato e vi aspetto alla prossima edizione. 

PS: se qualcuno di voi non fosse presente in questa MEGArecensione, magari perchè ha caricato le proprie pagine in ritardo, non manchi di segnalarmelo, e unirò la sua recensione a quella degli altri.  


Se volete sapere il nome dell’artista che ha disegnato l’illustrazione che compare come immagine di apertura di questo blog, potete trovarlo – insieme a quello di TUTTI gli altri autori che hanno partecipato nel passato –  nell’apposita PAGINA dedicata agli omaggi a L110P, così come in apposite pagine potete trovare TUTTE LE RECENSIONI, e le SEGNALAZIONI di fumetti non ancora recensiti ma comunque degni di nota.

NOVITA’: ora potete trovare altre mie recensioni all’interno di Webcomics.it

25 pensieri su “Pillola 46Bis: “24 ore comics 2016”

  1. grazie ancora per le recensioni che spronano a crescere e migliorare! Personalmente dispiace molto non essere riuscita a colorare la storia… purtroppo solo per pigrizia! Alla prossima!!!!

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  2. Non ci aspettavamo una recensione così positiva, ma ne siamo felici, considerando che era la prima volta che partecipavamo a 24h! Stiamo già progettando di finire la storia non appena avremo un po’ di tempo, e poi di rifinirla! Speriamo che il finale sia all’altezza dell’inizio, a presto!

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  3. Grazie mille per la recensione! Sono la colorista de “Il corvo e la lucciola”, ci tenevo solo a spiegarti il titolo. La lucciola si chiama così, perché ha origine da un enka, ovvero una canzone tradizionale giapponese, che racconta della morte di un amore, nella neve e uno degli amanti dice che dal suo petto straziato volerà via una lucciola, per andare dalla sua amata. Quindi la coincidenza con la prostituta è puramente casuale. 🙂
    Per la storia, a dire il vero l’abbiamo lasciata aperta proprio affinché ognuno potesse leggerla come vuole e dargli un suo senso, ma nella nostra mente lui è un guerriero che muore in battaglia e che nei suoi ultimi momenti, ricorda la bella ragazza della sala da tè e si rende conto solo in quel momento della sua passione per lei. Come non aveva notato la neve che cadeva, per via della concentrazione sulla battaglia, non aveva realizzato il suo amore per lei, fino all’ultimo respiro, quando ormai era troppo tardi. 🙂

    Ci fa molto piacere che tu l’abbia apprezzata, avendo avuto più tempo avremmo anche riflettuto sull’inserimento dei testi, ma avendo avuto solo 14 ore per farla, perché poi io dovevo partire, abbiamo dovuto ottimizzare e restringere.
    Grazie ancora una volta, è davvero bello sentir definire il proprio lavoro un diamante 🙂

    Eren

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    1. Ah, ecco, ora è tutto chiaro, e spiegandomi l’origine del titolo mi avete tolto un peso dal cuore! Magari in un futuro più o meno remoto potreste pensare a inserire due righe in didascalia per far capire qualcosa in più anche ai lettori: detta così la storia suona molto meglio rispetto, non fosse altro per il fatto che spinge il lettore in un’unica direzione e non lo lascia vagare troppo al freddo della sua immaginazione. Grazie a te per il gentile e utilissimo commento.

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  4. Salve. Sono colui che ha scritto “il fumetto a caso di un tizio a caso con un nome a caso cha fa un sogno a caso su cose a caso disegnato a caso”, ho pubblicato il fumetto un poco in ritardo e vorrei sapere il tuo parere.
    Grazie. AndreaBrivio

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  5. Wow! Non mi sarei mai aspettata una recensione su quelle poche pagine che ho pubblicato ** ti ringrazio tantissimo! Comunque il progetto ho intenzione di portarlo a termine, non lo abbandono do certo! Ci tengo troppo! (quando spira a Trieste…). Le tavole in realtà sono già pronte, al massimo ne aggiungerò qualcuna in un paio di punti per non farli risultare troppo frettolosi, devo solo fare la lineart e sistemare i retini. Ti ringrazio molto per il sostegno **

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    1. Io penso che è meglio una critica sincera che cento “bravissima” detti per amicizia. Detto ciò, per me siete tutti vincitori, non fosse altro che per il fatto che avete accettato di mettervi in gioco.

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  6. Grazie mille per la recensione! Non mi aspettavo una valutazione così positiva, io sono molto critico verso questa mia prima storia. Solo, mi ha stupito il paragone con “L’incolore tazaki tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio”, opera che non conosco ma neanche lontanamente ma neanche per sbaglio, ma nemmeno l’autore. Ho copiato qualcosa senza rendermene conto!

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    1. Essere molto critici verso se stessi va sempre bene. In quanto a me, in questa manifestazione dove spesso si presentano autori giovani e/o esordienti, io cerco di concentrarmi più sulle cose positive che negative, come incoraggiamento. E riguardo al copiare inconsciamente Haruki ti è andata molto bene: avresti potuto copiare da qualche autore molto meno capace… quindi bravo! Un saluto.

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  7. Buongiorno, sono la mamma del trio Lollol. Grazie, credo anche io che i miei ragazzi debbano essere fieri del lavoro, indipendentemente dal valore artistico. Per loro è stata dura la maratona di 24h (hanno dormito solo due ore… non chiamare però il telefono azzurro!), ma io ci tengo a insegnargli il valore di avere obiettivi e di portarli a termine.
    Ti volevo fare i complimenti per lo stile delle tue recensioni, e per il tentativo di trovare sempre cose positive di cui parlare. Mi pare cosa rara… Parlando da estranea al mondo dei fumetti, mi è sempre sembrato alquanto anomalo prendersi così sul serio (.. si sa che i fumetti sono una cosa seria!) di molti autori/critici o ancora di più da semplici appassionati..
    Grazie ancora!

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    1. Da autori più o meno giovani (parlando in generale), che in alcuni casi per la prima volta scrivono e disegnano 24 pagine di fumetto in una giornata, alcuni senza dormire, di cosa bisogna parlare se non delle cose positive? Mettersi a fare le pulci a uno stile imperfetto, a una trama non originale o a svolte logiche improbabili sarebbe veramente guardare l’albero e non vedere la foresta, almeno secondo la mia idea. Ben venga prima di tutto chi si mette in gioco, e ben venga chi riconosce nell’iniziativa quel sano divertimento che dovrebbe più spesso far capolino nei fumetti. Altrimenti sarebbe come andare alla corsa organizzata dalla parrocchia per i bambini e lamentarsi perché nessuno si è avvicinato al record del mondo. Che senso avrebbe?
      Spesso, però, il mondo dei fumetti – e dei commenti sui fumetti – è in mano a nerd troppo cresciuti, rancorosi e nostalgici, poco disposti a dar fiducia a chi viene dopo di loro, e che da ogni autore pretendono che sia all’altezza non tanto del fumetto in generale, ma DELLA LORO IDEA di fumetto, con tutti i disagi, le imperfezioni e le inutili guerre che questo comporta.
      Grazie a te, dunque per il messaggio. E’ peculiare che capisca meglio le cose chi non fa parte del fumettomondo piuttosto che chi “vive” al suo interno, ma tant’é! Comunque, la vostra storia era DAVVERO un passo avanti rispetto alle minigag dell’anno scorso. Non sarà Shakespeare, ovvio, ma chi siamo noi per lamentarcene?
      Buon proseguimento a tutti voi.

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  8. Wow non mi aspettavo una recensione così bella! Grazie mille. Mi sono divertita davvero tanto e riguardo gli errori beh ho solo 14 anni posso solo che migliorare 😉 (il mio fumetto è Blobly la gelatina)

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