Pillola cinquantatre :”I Palazzi”, di Giorgio Pandiani.

la cover de I Palazzi
la cover de I Palazzi

Spesso sento dire che il panorama fumettistico italiano è asfittico, che si vedono in giro sempre le stesse facce, che i giovani sono tutti falsi miti in cerca di Like, che non esiste originalità e bellezza al di fuori delle quattro pareti di pochissime case editrici.

Bene, premesso che io non credo che queste lamentele siano fondate, in quanto l’italia è ricca di talenti più o meno famosi, più o meno talentuosi, più o meno originali… ma comunque TANTI, BRAVI e PERSONALI; premesso questo, dunque, vorrei ricordare a tutti che oltre ai fumettisti “acclamati” e “conclamati”, quelli famosi per capirci, ne esistono altrettanti – davvero molti – che non godono dello stesso successo, ma che pure sono in grado di dar vita a opere che hanno poco o nulla a che invidiare a quelle dei loro colleghi blasonati. E addirittura in qualche caso riescono a superarle in qualità.

Come sia possibile questo, cioè che esista un mondo del fumetto “sommerso”, in un certo senso parallelo a quello ufficiale, credo sia difficile da spiegare; oltretutto perché un argomento del genere tira fuori il “complottista” che è in molti di noi. La colpa è del pubblico che non sa apprezzare le bellezze dell’arte! La colpa è degli editori che corrono dietro ai fenomeni del momento e si dimenticano dei VERI talenti! La colpa è delle fumetterie che sono troppo poche e mal gestite! La colpa è dell’opinione pubblica che snobba il fumetto! La colpa è della Playstation e dei telefonini che distraggono le persone dalla lettura! La colpa è degli altri disegnatori che cercano di mettere i bastoni tra le ruote agli esordienti per non farsi fregare il posto di lavoro!

Insomma, di colpe ce ne sono tante, ma di motivazioni molte meno, e forse sono tutte vere e tutte false. In medio stat virtus, direbbero probabilmente i latini, “la verità sta nel mezzo”, nel senso che ogni “colpa” è un po’ reale e un po’ esagerata; ma a questo credo sia necessario aggiungere le tante altre motivazioni che spesso sfuggono all’occhio attento ma miope del complottista, eppure hanno forse più importanza delle teorie astruse.

Quali possono essere queste motivazioni? Che tali artisti non sono bravi abbastanza, o non piacciono abbastanza, o fanno opere troppo complesse per il ristretto spazio disponibile. Oppure i loro lavori non incontrano il favore del pubblico, sono troppo di nicchia. Oppure essi si impegnano poco, non hanno tempo o voglia, non sono davvero interessati al successo “di massa”, lavorano, hanno una famiglia e dei figli (quindi un tempo molto ridotto da dedicare al fumetto). Oppure ancora non sanno promuoversi, ritengono di non meritarlo. O altre volte ancora sono stati semplicemente sfortunati, arrivati troppo presto o troppo tardi, troppo originali o troppo “vecchi”, superati in partenza o incomprensibili. Le ragioni, insomma, possono essere infinite, e non automaticamente negative di per se stesse.

Fatto sta – e veniamo finalmente al punto – che, sia perché sia, questo mondo sotterraneo esiste, ed è popolato da gente come Pandiani, autore del fumetto completo e autoconclusivo (qualcuno lo chiamerebbe Graphic Novel) I Palazzi. Fumetto a mio parere di gran valore artistico, e del quale inizierò a parlare proprio a partire dalla prossima riga.

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Di cosa parla I Palazzi? Di un giovane uomo che per un periodo breve della sua vita, per tirare su due soldi durante gli studi, si ritrova a pulire condomini al soldo di una grande impresa di pulizie, e accompagnato da una ragazza con la quale lentamente crea l’embrione di un rapporto. La ragazza ha un certo problema, che scopriremo poi, e il nostro protagonista si ricicla nei panni, forse troppo grandi per lui, dell’eroe con tante soluzioni pronte.

Tutto questo mentre intorno a loro la vita di tutti i giorni prosegue il suo corso come sempre.

O forse no?

In effetti, come mai il datore di lavoro dei nostri eroi pare avere cambiato comportamento, e come mai richiede loro prestazioni quantomeno assurde? E c’è davvero qualcosa che si nasconde sotto la grata di un pozzo di scarico nascosto nelle cantine di uno dei condomini?

La risposta, ovviamente, la avrete leggendo il fumetto.

cosa si nasconde sotto la grata seminascosta in fondo alle scale?
cosa si nasconde sotto la grata seminascosta in fondo alle scale?

La prima cosa che mi è saltata in testa leggendo Palazzi, a parte lo stupore per la linearità della storia e la bellezza dello stile (sebbene non sempre perfettissimo), è stato un nome: Tullio Avoledo.

Sia per l’ambientazione, infatti, sia per i rapporti mai del tutto facili tra i due protagonisti, sia per l’atmosfera pacata ma piena di emozioni sommerse, e sia (forse soprattutto) per quella vena sotterranea di mistero, di inconoscibile, di vagamente soprannaturale, Palazzi mi ha ricordato con grande precisione i romanzi di Avoledo, a mio parere uno dei più dotati autori italiani “fantastici” attualmente all’opera sul nostro suolo (sebbene i suoi ultimi libri non mi abbiano coinvolto più di tanto).

Non so se il richiamo è vero o una perfetta casualità. Forse, Pandiani, Avoledo neppure lo conosce. In ogni caso, se non si fosse capito, il mio vorrebbe essere un complimento, uno dei tanti che farò nel corso di questa recensione.

palazzi2E di complimenti in effetti ce ne sarebbero da fare un bel po’. Per lo stile grafico e per lo stile di scrittura. Per la storia che senza dilungarsi (e soprattutto senza ALCUN effetto speciale, sfarfallamento grafico e trucco narrativo) arriva diretta al punto con precisione e accuratezza. Per la bella descrizione dei due personaggi, dei quali è facile intuire i moti interni dell’animo. Per l’atmosfera sospesa tra tranquillità, fascinazione per il “comune”, angoscia e pena. Per la facilità con la quale si riesce a immedesimarsi nei due protagonisti e comprendere il loro vissuto (chi di noi non si è trovato prima o poi da una o dall’altra parte di ciò che essi hanno vissuto?). Per la corrente sotterranea di mistero, vero o presunto, che ci avvince e ci impone di sperare in una sua soluzione. Per il finale una volta tanto non consolatorio e per il protagonista non così tanto “eroico”. E infine per lo stile di disegno semplice senza essere minimale, efficacissimo nella rappresentazione e nelle atmosfere, capace di piegarsi in piccoli camei significativi, e soprattutto per i colori che paiono accendersi via via, in una corretta ed efficace rappresentazione delle stagioni che vedono la città “risvegliarsi” (oltretutto in netto contrasto con la trama).

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E facilissimo, leggendo Palazzi, rimanerne subito catturati. La bravura dell’autore infatti è proprio quella di farci entrare fin da subito nella storia, senza stravaganze o colpi di scena, ma semplicemente introducendo con piglio da narratore personaggi e ambientazioni, e rendendoceli subito familiari. E lo sviluppo della trama, che pure sembra partire da premesse alquanto standard, devia improvvisamente dai comodi binari che i lettori ben conoscono, per scegliere una via difficile, MOLTO più difficile, seguendo la quale il lettore è costretto a lasciare la presa, perdere le proprie sicurezze e seguire la strada che gli si presenta davanti, inaspettata e nuova.

Potrei, a questo punto, citare almeno un paio di cose significative, ma siccome non amo fare spoiler, o mezze rivelazioni, e cerco anzi di evitare il più possibile citazioni dirette della trama, credo che dovrete accontentarvi della mia parola.

(Eppure mi piacerebbe davvero discutere riguardo l’ultimo capitolo e l’epilogo dell’opera, sicuramente significativi e d’effetto Sintetici, forse troppo, dato che io vorrei davvero sapere cosa si nasconde sotto… Ma non lo farò, rimandando i discorsi al giorno in cui potrò discuterne con qualcuno che ha già letto l’opera, e quindi sa di cosa parlo.)

In questa sede mi limiterò ad aggiungere che, come era facile intuire, il fumetto ha un TERZO personaggio, rappresentato dalla città, dai suoi abitanti, e da quei luoghi a volte misteriosi che si trovano all’interno dei palazzi, le zone più “segrete” intorno alle quali il mondo gira, occupato a fare e vedere tutt’altro. Luoghi che a prima vista appaiono semplici, vuoti e desolati, scale di cemento armato che portano a stanze vuote e cantine umide, canali di scolo che si perdono in garage silenziosi, o sottotetti abitati solo da qualche piccione, e riscaldati dal sole. Eppure luoghi che conservano una loro magia, testimoni silenziosi di chissà quante storie, e forse capaci, nonostante le apparenze, di conservare o creare addirittura qualche mistero.

palazzi3Come ci dice l’autore stesso nell’epilogo, parte della sua storia nasce da esperienze dirette, avute mentre svolgeva lo stesso lavoro del suo eroe. La cosa, in effetti, si nota… e anche qui lo dico in senso più che positivo: il realismo delle tavole, della storia, per quanto romanzata essa possa essere, è facilmente intuibile, e rappresenta un elemento che molti autori che amano definirsi “realistici” dovrebbero tenere in considerazione.

Parla di ciò che conosci, insomma. Ed evita di impelagarti in drammi sul senso della vita per le donne rimaste vedove se non sei mai stato sposato e non hai la sensibilità adatta. Parti da ciò che ti è vicino, da quello che conosci, cerca di trovare l’oggettivo, l’universale, nelle tue storie di vita, e potresti ottenere risultati migliori.

I Palazzi ci riesce, e questo è fuor di dubbio. Le uniche cose che non mi hanno convinto del tutto? Qualche sbandatura nello stile, perfettamente a suo agio con palazzi, ambientazioni e panorami ma meno fluido e più meccanico quando si trattava di mettere in scena personaggi, e qualche loro azione. Ovviamente, però, nulla di “grave” o di irreparabile, e comunque trascurabile se preso nella totalità dell’opera, che tra l’altro offre anche rapidi passaggi a segni diversi, efficaci per raccontare nel modo migliore alcuni snodi narrativi.

palazzi6I Palazzi è una bella prova d’autore, un fumetto personale e professionale, che non si cura delle mode o delle tendenze ma che racconta una storia che appartiene alla quotidianità dell’autore, e che riesce a sorprenderci e a inquietarci semplicemente usando pochi, quotidiani elementi.

Interessante nello stile, questo fumetto è davvero un prodotto solido, concreto, che non può che accontentare il pubblico che apprezza cose del genere. E il suo autore… è all’opera su un’altra storia lunga, che speriamo sia solo una tappa in più in una lunga carriera.

Purtroppo, in questi giorni, in questi anni, augurare il successo è qualcosa di ambiguo e spesso vano, dato che mille cose remano contro gli autori (interne ed esterne a essi, controllabili, modellabili o meno). Pandiani, però, credo se lo meriti, o quantomeno si merita che più gente possibile possa leggere e apprezzare i suoi fumetti.

Buona fortuna, dunque. E arrivederci alla prossima opera. 


UN PREGIO: fumetto personale, professionale, efficace e conciso.

UN DIFETTO: qualche tentennamento nello stile grafico.

CHI COSA COME:I Palazzi”, un fumetto autoconclusivo in 5 capitoli e 166 pagine scritto e disegnato da Giorgio Pandiani. E’ possibile recuperarne un’edizione digitale (offerta libera a partire da 3 euro) QUI. Nella pagina ufficiale dell’autore è invece possibile trovare tutte le info su di lui, sul suo lavoro e sulla sua nuova opera in corso di pubblicazione, Radici.


Se volete sapere il nome dell’artista che ha disegnato l’illustrazione che compare come immagine di apertura di questo blog, potete trovarlo – insieme a quello di TUTTI gli altri autori che hanno partecipato nel passato –  nell’apposita PAGINA dedicata agli omaggi a L110P, così come in apposite pagine potete trovare TUTTE LE RECENSIONI, e le SEGNALAZIONI di fumetti non ancora recensiti ma comunque degni di nota.

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