STRANGER THINGS: considerazioni finali.

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Visto che alla fine, con un po’ di fatica (perché pur se godibile e ben fatta, la serie cessa di essere interessante narrativamente alla sesta puntata), sono riuscito a terminare la visione di STRANGER THINGS, accludo alcune considerazioni TECNICHE finali.

Attenzione: contiene SPOILER, ma tanto ormai la serie l’avete vista tutti.

IL PERSONAGGIO PIU’ INTERESSANTE è sicuramente NANCY: durante la storia si “evolve”, o meglio matura e cresce. Esce dallo stereotipo culturale acquisendo nuova consapevolezza. Dimostra doti che forse non sapeva di avere. Si dimostra utile e a tratti molto importante ai fini della trama. “Esce praticamente dal suo personaggio, compie un percorso completo e alla fine, molto saggiamente, non diventa un maschiaccio eroina di quart’ordine ma semplicemente RIENTRA in quello che in fondo è il suo “destino” (è una ragazza di buona famiglia come tante, con degli studi da fare e un futuro da costruire!), ma lo fa sicuramente con un’accresciuta consapevolezza e maturità, non cambiando a 360 gradi quella che in fondo è la sua natura ma semplicemente accettandola di nuovo a modo suo.
Altra cosa significativa? Nancy è un personaggio così interessante e “potente” che anche chi le gravita intorno finisce per uscire dal proprio ruolo.
Qualcuno se n’è accorto? Nessuno. Si parla dei maledettissimi anni ’80, del revival (lo fa anche chi negli anni ’80 non era nato, come ad esempio i registi di questa serie), dei mostri, dei fichi poteri, delle citazioni a Frodo, ma non di Nancy.

IL MOSTRO: rimane sullo sfondo e interessa a pochi. E’ inquietante e simpaticamente orribile, ma serve più come pretesto narrativo che come chiave di volta della serie. Perché? Perchè è sovrastato dalla personalità dei personaggi. Questo è ottimo: quando il mostro soccombe agli eroi umani, la storia è vincente.

UNDICI: alla fine muore (forse), e in fondo era l’unica scelta disponibile, rassicurante per il pubblico e sicuramente “di comodo” per gli autori. A parte il fatto che se fosse rimasta in vita la ragazzina sarebbe dovuta essere riportata alla madre pazza con le ovvie conseguenze, Undici in fin dei conti è un’assassina (perlomeno quando esce dalla parte di triste ragazza abusata), e in un mondo normale avrebbe dovuto “pagare” per quello che ha fatto. Quantomeno, passata la bagarre, la gente avrebbe dovuto iniziare a rifletterci su e pensare a quante persone Undici ha ucciso… e considerare anche il fatto che – a quel che si vede – nessuno aveva addestrato Undici a farlo, tanto che le sue reazioni sembrano dettate solo da suoi sfoghi di rabbia. Ma in fondo la questione non cambia: o Undici è stata ANCHE addestrata per essere un’assassina (ma in questo caso perché non ha semplicemente ammazzato tutti e se n’è andata?) o  lo è diventata di suo, incapace di distinguere tra bene e male.
Quindi, nel dubbio, molto meglio farla sparire, facendo oltretutto passare la sua morte per un romantico finale inatteso e agrodolce. In realtà, ripeto, è una situazione di comodo: sparita la “peccatrice” la si può ricordare come una santa e tutto può tornare alla normalità senza ulteriori problemi morali.
Al limite, sarebbe stato più lecito e coraggioso affrontare l’argomento. A nessun “cattivo” è negata la redenzione, anche al killer più spietato… poteva accadere anche a Undici.
Magari tornerà (cresciuta) nella seconda serie.

SEMPRE SU UNDICI: Undici è una ragazzina che non conosce la vita, che ha sempre vissuto in un bunker, priva di riferimenti familiari a parte un padre/padrone, vissuta a contatto con i mostri, col terrore, con le punizioni, con orrori e pianti. Abusata, plagiata, costretta a fare cose che non voleva fare, trattata come un topo da laboratorio, responsabile di morti e di dolore.
Quando esce dal laboratorio è causa di caos e distruzione che però – va detto – accetta stoicamente. Anzi, dopo aver capito un po’ la vita accetta anche il peso dei suoi “peccati”, ha il coraggio di rientrare nel caos e nella paura che ha abbandonato pur di salvare la vita di un innocente, e infine (finale “di comodo” a parte) si sacrifica per il bene comune. Undici è dunque un personaggio molto dolce, tenero, toccante, triste, disperato; specchio di tanti tipi di abusi.
Cosa ha visto la gente? Che UNDICI è fica perché ha i poteri psichici come Xavier.

Per avere un’idea generale di come il pubblico – e in particolare quella fetta di pubblico che a me interessa – cioè gli SPETTATORI/AUTORI (di fumetti) – mi sono andato a vedere le FAN ART mondiali dedicate a STRANGER THINGS.
In testa a tutto, esattamente quello che mi aspettavo: UNDICI con la faccia da dura mentre spazza il mondo coi suoi incredibilmente fichissimi poteri.
Al secondo posto, i ragazzini protagonisti. Poi altra roba.
BARB, la povera Barb morta e dimenticata, ha alcune FAN ART anche lei. Addirittura c’è un piccolo movimento “Giustizia per Barb”, dove chissà, magari ci si lagna perché Barb è morta e a nessuno è importato nulla ma va detto che il ruolo di Barb era esattamente quello: la vittima, nonché un innesco per la trama principale. Barb DOVEVA morire, solo così è servita qualcosa, e nella sua morte ha trovato molta più importanza e senso di tanti altri personaggi secondari.
Possibile obiezione a questo: “Povera Barb, tu non ragioni col cuore!”
Risposta: Appunto! Ragiono da “tecnico”; cuore e sentimenti fanno parte di un’altra scala che può conferire a questa serie voti più alti, ma che non ha nulla a che fare con queste considerazioni.

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Barb, ci mancherai!

Tra gli ultimissimi a ricevere Fan Art, proprio NANCY.

Cosa significa questo? Che ovviamente il pubblico percepisce solo le parti più semplici e “spettacolose” delle trame. Che lo spettacolo vince su tutto. Che “quando il saggio indica la foresta lo stolto guarda il dito”.
Ma niente di male: la serie è comunque divertente, e il pubblico è appunto “pubblico”, cerca distensione e disimpegno, e più di tanto non si può pretendere.
Diverso il fatto se il pubblico è composto anche da AUTORI – o aspiranti tali: se avete visto tutto STRANGER THINGS, e non avete fatto caso a Nancy e alle altre dinamiche, vuol dire che siete SUPERFICIALI, ergo non diventerete mai BRAVI autori. Potrete forse scrivere qualcosa di divertente e appassionante, potrete anche fare successo, ma ugualmente non sarete mai BRAVI (perché bravura e successo si misurano su due scale quasi del tutto diverse).
Se, diversamente, ci avete fatto caso e le avete apprezzate, per voi c’è ancora speranza.
Buona fortuna!


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4 pensieri su “STRANGER THINGS: considerazioni finali.

  1. Mi piacerebbe dialogare circa alcuni aspetti delle sue considerazioni. Ovviamente il mio è solo un modo di comprendere meglio i messaggi veicolati e discuterne criticamente.
    Inizierei citando ciò che ha scritto in un punto: “Per avere un’idea generale di come il pubblico (credo intenda “come il pubblico abbia visto la serie tv) e – in particolare gli autori/spettatori – mi sono andato a vedere le fan art mondiali […]”.
    Mi rendo conto che non aveva tanta scelta, ma, secondo lei, è possibile che una fan art non rappresenti il modo in cui sia stata fruita un’opera?
    Successivamente afferma quanto segue: “cosa significa questo? Che ovviamente il pubblico percepisce solo le parti più semplici e spettacolose delle trame”.
    Lei crede che il dato statistico su ciò che sia stato maggiormente rappresentato in una fan art sia indicativo di quanto profondamente il pubblico percepisca una trama (non è una domanda retorica, non mi permetterei)?
    Secondo il mio modesto parere, disegnare è un fenomeno complesso. Il disegno può possedere anche una identità a prescindere da ciò che vi si rappresenta (il soggetto intendo). Ci sono esigenze puramente estetiche, geometriche, di movimento, di immedesimazione, ispirazione, di citazione, che spingono un artista a concentrarsi su un soggetto piuttosto che altri. Undici è anche una persona reietta, potente, arrabbiata. Rappresentarla “con la faccia da dura mentre spazza il mondo con i suoi incredibili poteri” può dare un certo senso di sfogo.
    Cito ancora una volta: “se avete visto Stranger Things, e non avete fatto caso a Nancy e alle altre dinamiche, vuol dire che siete SUPERFICIALI, ergo non diventerete mai BRAVI autori”.
    Esiste la possibilità che un bravo autore non concentri la propria analisi critica su Nancy o addirittura su alcun personaggio per focalizzarsi altrove? Esiste la possibilità che un bravo autore non sia necessariamente o generalmente un bravo critico? Che cos’è allora il “BRAVO autore”, se ne potrebbe dare una esaustiva definizione, dalla quale derivare le sue affermazioni? La semplicità con cui esegue tali deduzioni, non getterebbe forse un’ombra, almeno in questo contesto, sul modo in cui si possa realizzare la complessità umana? Se ragionassi in maniera superficiale, potrei quasi affermare che, utilizzando lo stesso procedimento critico qui adoperato, difficilmente si potrebbero costruire personaggi di una storia, che siano più complessi del pubblico ivi descritto. Immaginiamo ad esempio una trama in cui un mio personaggio, un “cattivo autore”, magari di successo, sia rappresentato dal fatto che non sappia cogliere in Nancy il soggetto dei propri schizzi, concentrandosi su undici. Tanto mi basterebbe per definire ad un potenziale e attento lettore le capacità artistiche del mio personaggio? O forse mi servirebbe altro per spiegare al pubblico in che maniera un “cattivo autore” possa comunque avere successo nella mia storia, senza cogliere quel quid che lo definirebbe un “buon autore”? Fortunatamente, io credo che ci siano troppi motivi per cui una persona possa manifestare delle considerazioni o fare dei disegni e non ho alcuna possibilità di giudicare, con un certo grado di certezza, le capacità di un autore se non attraverso le sue stesse opere (e forse nemmeno con quelle).

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    1. Egregissimo,
      prendere come dato statistico le fan-art è stato un modo di semplificare una questione complessa, che era nata appunto dal vedere come la totalità dell’interesse delle persone era (giustamente, tra l’altro, visto che il personaggio della bambina reietta era nato per “piacere”!) rivolto verso Undici sia nei post che negli articoli che nelle considerazioni etc etc. Che poi un modo di verso di fruire la serie sia possibile, insieme a tutte le questioni che lei pone, è ovvio e scontato… come è ovvio pensare che quando un disegnatore decide di omaggiare una serie decida di farlo disegnando il personaggio più rappresentativo in assoluto. Il che è come dire che se faccio una fan art di Star Wars disegno Luke, Leila, Han Solo, Obi etc… e non la band che suona nel bar che i nostri eroi visitano all’inizio del primo film. Ovvio… logico… ma nello stesso tempo non anche un poco scontato? Personalmente, se ci fosse qualche autore che invece disegnasse proprio quella band e dimostrasse di averlo fatto con cognizione di causa, perchè ha visto qualcosa in quella band di paradigmatico o comunque degno di essere preso in considerazione, io ne sarei molto felice e interessato, perchè vedrei un autore che segue un suo ordine di pensiero che non si ferma (per convenienza, facilità, pubblicità, passione nuda e cruda, gusto grafico etc etc) a quello che vedono tutti, ma riesce anche a soffermarsi su altre cose. E’ questo che mi è mancato su ST, almeno qualcuno che si soffermasse su quell’oltre, e le Fan Art le ho prese in considerazione come semplice sintomo di tale tendenza. E’ poi veritiero questo sintomo? Forse no, ma forse sì.
      Riguardo al “bravo autore”, definizione quanto mai sfuggente, direi che per prima cosa bisogna sostituire “autore” con “Soggettista/sceneggiatore”: un bravo scrittore può essere tale anche senza per forza vedere qualcosa oltre a Undici, anzi può essere BRAVISSIMO, e anche il pubblico che fruisce la serie può esserlo altrettanto semplicemente limitandosi ad amare Undici e i ragazzini. Ma secondo il mio metro di giudizio un autore potenzialmente acuto inizia proprio dove gli altri finiscono, cioè nel momento in cui riesce a cogliere il buono in ciò che è meno visibile.
      Magari, giustamente, molti lo hanno colto ma han deciso di non parlarne per vari motivi come quelli che lei ha elencato. Ma io non posso leggere nelle intenzioni ma solo commentare i fatti. Su Nancy non ho visto nulla. Secondo me – a prescindere se lo abbia detto o no – una persona acuta è una persona che riesce a cogliere anche il buono nel suo personaggio.
      Come dire: tutti sanno cogliere il sorriso della Gioconda, solo pochi colgono il panorama a due livelli che sta dietro di lei.
      Il grado di certezza del mio giudizio può essere, in definitiva, pari a zero: il mio articolo non voleva essere tanto un articolo scientifico che riportasse certezze statistiche ma un “avvertimento” che si basa su dati forse del tutto inesatti matematicamente, ma che a mio parere servono in buona misura a rafforzare il mio punto di vista e ciò che volevo esprimere. Non giudizio critico basato su fatti inconfutabili (“ho visto diecimila foto di gatti che avevano la coda, per cui deduco che tutti i gatti hanno la coda”) bensì un’ analisi degli elementi che secondo me a priori fanno un buon autore, resi più concreti e forse comprensibili tramite l’uso di alcuni esempi che presumono la mia ipotesi. Un ragionamento concettuale opposto, in un certo senso.
      Saluti e grazie del post… chiacchierare di massimi sistemi è sempre interessante.

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      1. Innanzitutto la ringrazio per l’esaustiva e celere risposta che ho trovato interessante da leggere a compendio dell’articolo. Questa risposta mi è parsa più complessa rispetto all’articolo originale e non voglio insinuare che ciò sia un demerito dello scrivente. È molto difficile cogliere le infinite sfumature di un testo e capirne in profondità le ragioni. Immagino che prima d’esprimere le sue considerazioni, non solo si sia dedicato alle fan art, ma abbia scorto una serie di commenti e opinioni circa la serie tv. A me questo dato è sfuggito e potrei concordare sulla superficialità di una certa parte di pubblico, ammesso che io stesso non sia da meno. Mi permetterà di essere ancora (e pacificamente) in disaccordo su ciò che definisce un bravo autore. Da fruitore di fumetti, spesso sono rimasto deluso dall’analisi critica di alcuni artisti, le cui opere ho reputato degne di un buon autore e, viceversa, deluso dalle opere di coloro che ritenevo fini intellettuali. Io stesso, per quanto non sia un critico, mi cimento sempre nell’analisi di ciò che leggo. Non sto dicendo di esserne bravo (anzi non lo direi affatto), sto solo affermando che mi piace. Di conseguenza, vorrei credere che i fumettisti di successo abbiano una propensione analitica superiore o per lo meno paragonabile alla mia, ma così non è sempre. Forse alcuni sono più istintivi e, per quanto mi riguarda, hanno un talento che nemmeno riesco a comprendere. Io stesso, se dovessi realizzare un fumetto, vorrei che nulla accadesse per caso e ogni cosa fosse studiata meticolosamente. Il “se” è d’obbligo: non sto affermando d’essere capace, ma solo che il controllo di ogni dettaglio è l’unica alternativa che concepirei per ottenere un buon risultato (insieme ad una buona dose di improvvisazione, che si muoverebbe comunque entro una struttura precisa). Perdona il mio zelo, a me aveva dato tutta un’altra impressione l’articolo: mi sembrava scoraggiante e, a tratti, poco preciso. Mi è quasi dispiaciuto notare una tale rigidità tra chi scrive e coloro i quali si dilettano nella creazione di fumetti. Speravo e immaginavo che dietro ci fosse qualcos’altro. Ovviamente non voglio giudicare il modo in cui è stato redatto il pezzo: non penso d’averne le giuste competenze e non escludo che si sia trattato di un problema legato alla mia limitata capacità di lettura. Posso solo fornire un feedback, concentrandomi sulla mia reazione (che magari riflette quella di altri oppure no). Mi piace moltissimo parlare “dei massimi sistemi”, è come spingersi oltre una visione passiva della realtà. Ma cos’è reale? (da leggere come se lo avesse detto Morpheus in Matrix). A parte gli scherzi, non volevo essere “ipercritico” o tedioso. La ringrazio davvero, è stato gentile nel prestarsi alla discussione.
        P.S. È la prima volta che scrivo in un sito di questo genere, darle del “lei” è appropriato o sto esagerando? Lo interpreti come forma di rispetto e non di distacco. A prescindere da ciò che penso e dalle eventuali divergenze di pensiero, condivido l’amore per i fumetti (critica compresa) e la sua educata dialettica.

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      2. Io di solito uso il “Tu” con tutti, ma in questo caso lo stile e gli argomenti “Alti” si prestavano bene a un accademico Lei che non è davvero distacco, ma rispetto per la materia trattata. Per cui passare al “tu” non cambia di molto la faccenda, anzi semplifica le cose.
        Riguardo al resto, come tutti fanno, ognuno di noi sta esprimendo la propria opinione. Per alcuni un “bravo” autore è Canaletto, perchè con i suoi quadri iper realistici mostra una Venezia talmente vera etc etc etc. Per altri un bravo autore è Picasso, perchè le sue deformazioni sono metafora di un mondo etc etc… Lo stesso vale per il mondo dei fumetti. A qualcuno piace Simone Bianchi perchè disegna fichissimi supereroi, ad altri Milazzo perchè con 3 righe all’apparenza storte sa comunicare tutto. Io sono della scuola “Milazzo”, cioè credo che il bravo autore sia quello che va oltre la verosimiglianza anatomica, che sa sintetizzare un’emozione in 3 righe piuttosto che in enormi e perfettissimi bicipiti; e lo stesso vale per uno sceneggiatore, che a mio parere dovrebbe saper vedere in una storia quello che gli altri non guardano. Ma sono sottigliezze: opinioni sono e opinioni restano.
        Che ci sia disaccordo, poi, per me è una dimostrazione di qualità di chi scrive: visto che siamo d’accordo sul concetto di base, il fatto che una persona non la pensi come me vuol dire che comunque una sua idea in testa la ha. Se invece ammettesse che ho “ragionissima” vorrebbe dire che non aveva nulla di valido da dire sull’argomento, non aveva idee a priori, e magari segue le mie che possono essere sbagliate.
        Saluti!

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